“Vicini ma non troppo!” Ghosting, Zombieing ed Orbiting ai tempi dei social network

Nel precedente articolo intitolato “Dal reale al virtuale: in connessione con tutti ma in relazione con nessuno” sono state illustrate le differenze epocali nell’instaurare e mantenere le relazioni interpersonali, enfatizzando con particolare importanza quanto  l’utilizzo smodato e compulsivo dei social network abbia inciso e modificato gli stili relazionali a livello socio – culturale. L’obiettivo del presente articolo è quello di approfondire le tematiche introdotte precedentemente, focalizzando l’interesse sui fenomeni relazionali disfunzionali, da sempre esistiti ma mai diffusi così tanto esponenzialmente quanto i giorni nostri, a causa dell’ espansione delle modalità di comunicazione digitale che stanno caratterizzando sempre più le relazioni sociali. Si tratta di tre fenomeni: il ghosting, lo zombieing e l’orbiting, che rappresentano delle modalità di violenza psicologica gratuita esercitata virtualmente sulle persone con cui si è stati in relazione, danneggiandole moralmente (un sondaggio rivela che  l’80% di giovani tra i 18 e 33 anni, ha subito un’esperienza di ghosting, zombiening ed orbiting; e che questa modalità è agita in prevalenza dal genere maschile).

GhostingIl Ghosting è un fenomeno che identifica le situazioni in cui una delle parti scompare dalla relazione senza una chiarificazione, un saluto, un addio. Praticamente, si tratta di diventare dei fantasmi, sparire improvvisamente, smettendo di rispondere a chiamate, messaggi, email. Negarsi, sparire nel nulla, è sempre stato possibile, ma la comunicazione via internet ha consentito al fenomeno di proliferare vertiginosamente; la comunicazione online rende molto più semplice il non assumersi la responsabilità delle proprie azioni. L’esempio più tipico del ghostman è quello di colui che dopo aver conquistato, sedotto, frequentato brevemente e aver fatto credere alla partner  di essere la donna della sua vita, all’improvviso scompare. Svanisce come neve al sole, senza lasciare alcuna traccia,  cancellando quest’ultima non solo dalla sua vita ma anche da tutti i canali social, bloccandola sulle chat e mettendo il suo numero nella lista degli indesiderati. Al ghostman interessa una sola cosa: portare a letto il maggior numero di donne, dimostrando a se stesso di essere un grande seduttore, irresistibile e insostituibile. La modalità relazionale adottata è sempre la stessa: “ti corteggio, ti seduco, ti mollo e scompaio.”

images (3)Lo Zombieing è il fenomeno che identifica  la “resurrezione della persona sparita”, ovvero colui che era fuggito, sparito, senza spiegazioni,  riappare all’improvviso senza preavviso. L’esempio tipico è quello in cui lo zombieman dopo lunghi silenzi riappare con messaggi, like sui post, commenti alle storie di Instagram ecc., entrando ed uscendo dalle vite delle sue vittime, sconvolgendole come e quando vuole,  dimostrando a se stesso la propria forza.

orbitingL’Orbiting è quel fenomeno mediante cui “si orbita” intorno alle persone senza mai avvicinarsi chiaramente;  specificamente si tratta di un agito da parte di quell’uomo che dopo aver fatto ghosting e zombieing, continua a rimanere nell’orbita, controllando le mosse e la  vita della ex partner da lontano. Spesso nascondendosi dietro falsi profili, la spia attraverso i social, verifica se è on line sulle varie chat, legge tutti i commenti che lascia agli amici comuni, senza mai palesarsi in modo diretto.
Il gravitare intorno è sinonimo di controllo, di gestione inconscia delle relazioni, una tortura silenziosa e pericolosa. L’orbiman, generalmente è una persona anaffettiva, incapace di amare, ma che allo stesso tempo fa credere di essere l’uomo più innamorato del mondo, rafforzandosi nell’illusione di essere ancora il protagonista della vita della ex partner, in quanto è al corrente di ogni dettaglio della vita di quest’ultima senza che ella sappia nulla di lui.

Da un punto di vista psicologico come può essere spiegato questo comportamento?

In letteratura emerge che il ghosting e le sue sfumature rappresentano il risultato di stili di attaccamento relazionali disfunzionali appresi durante l’infanzia, l’esempio più tipico è quello di chi ha avuto genitori incuranti, che non hanno soddisfatto le richieste di ricevere spiegazioni, o di genitori che promettevano, senza mai mantenere le promesse fatte, o ancora di genitori che lasciavano i figli soli senza mai un perché, dunque una volta diventati adulti, il modello relazionale interiorizzato viene riprodotto in ogni tipo di relazione che viene ad instaurarsi.

Appare evidente che il tratto di personalità dominante in queste persone è il narcisismo che oltre a manifestarsi attraverso un egocentrismo patologico all’interno della relazione, sembra ricercare continuamente l’ammirazione da parte degli altri per la sua affermazione personale. L’atteggiamento più tipico è la non assunzione di responsabilità all’interno della relazione, dunque la fuga sembra la soluzione più rapida ed indolore, noncurante del vissuto della vittima (inevitabilmente coinvolta in una spirale di pensieri auto-svalutanti e autodistruttivi), poichè è carente anche dal punto di vista empatico.

c700x420Concludendo, in queste situazioni, il supporto psicologico è necessario sia per il ghoster che per la vittima. Nel primo caso, lo psicologo offrirà il sostegno necessario alla persona per entrare in contatto con le sue emozioni, allo scopo di farle prendere consapevolezza, enfatizzando l’idea che scappare da situazioni ostiche non risolve il problema, semplicemente lo rimanda. Nel secondo caso, lo psicologo offrirà il sostegno necessario alla persona sia per ristrutturare cognitivamente i pensieri auto-svalutanti e autodistruttivi,  sia per uscire da questo circolo vizioso e potenziare la sua autostima.

Dott.ssa Consiglia – Liliana Zagaria

Sitografia:

http://www.signoresidiventa.com

http://www.thevision.com

http://www.psises.it

http://www.davidealgeri.com

 

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“Mamma, papà,ma come nascono i bambini?”Spiegare la sessualità nella primissima infanzia.

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Gli angioletti, api, fiori , cavoli e cicogne… questi sono solitamente i protagonisti delle storielle alle quali ricorrono i genitori quando ricevono la fatidica domanda “ma come nascono i bambini?”.

I bambini manifestano questa curiosità già molto presto, intorno ai 6 anni (ma in caso di fratelli e sorelle in arrivo può capitare anche prima) ed è credenza diffusa che non abbiano la maturità per comprendere l’argomento della sessualità e della procreazione . Questo è vero se si pensa (erroneamente) di dover spiegare nel dettaglio il rapporto sessuale. Tuttavia , come abbiamo già esposto in questo articolo  (Educazione affettiva e sessuale a scuola: perché l’Italia ne ha urgente bisogno? ), in Italia i programmi di educazione affettiva e sessuale a scuola ancora scarseggiano ed i genitori, sono lasciati soli nell’onere di guidare i figli verso una crescita sana, equilibrata e informata anche in materia di sessualità e procreazione.

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Ovviamente è molto più complesso parlare di sessualità ad un bambino in età prescolare e spesso si sceglie erroneamente di percorrere la strada del silenzio, sviando le domande che i bambini pongono,proponendo fantasiose storie di cicogne che portano bambini nei sacchi, oppure api che pungono fiori ecc… oppure cercando (invano) di proteggerli dai continui bombardamenti a contenuto sessuale che arrivano dai social, dalla televisione, dalle pubblicità. Ancora, nel peggiore dei casi, i genitori semplicemente propinano ai figli risposte come “lo scoprirai quando sarai grande”, “non sono argomenti per te”, ecc… non nascondendo affatto il disagio e l’imbarazzo che trasmettono l’idea che l’argomento sia proibito e quindi che questo aspetto della vita sia “sbagliato” o “vietato”. Purtroppo però la curiosità spinge i bambini a cercare le informazioni altrove, fuori di casa, dai compagni o da internet ( che come abbiamo ribadito più volte è un calderone di informazioni non sempre corrette). In aiuto dei genitori più interessati ci sono molti testi in commercio che forniscono una guida utile per spiegare ai bambini come sono stati concepiti, ma in questo articolo daremo qualche spunto in base alle domande raccolte da colloqui informali, avuti personalmente con i genitori che hanno ricevuto queste domande dai propri figli o che li hanno sorpresi ad esplorare i genitali propri e quelli delle sorelline o dei fratellini.

“E’ giusto parlare di sessualità ai bambini sotto i 6 anni?”

La risposta è assolutamente sì, la domanda giusta è COME parlare di sessualità con bambini in età prescolare?

Ovviamente entrare nei dettagli dell’anatomia genitale, dello sperma e degli ovociti non è necessario e risulta troppo complicato da comprendere per loro ( e spesso anche da spiegare per i genitori). La chiave giusta è innanzitutto partire dall’aspetto dell’affettività che lega una coppia, condizione indispensabile per rimandare il messaggio, che il concepimento è un atto d’amore. In questo modo restituiamo centralità al legame affettivo e relazionale, insegnando ai bambini che il contatto dei corpi è legato indissolubilmente all’affetto che si nutre per l’altro diverso da noi, oltre che per noi stessi. Questo è completamente in antitesi con la posizione del MOIGE che invece ritiene che un’educazione sessuale scolastica possa provocare una promiscuità nei bambini e ragazzi o che li spinga a sperimentare il sesso prima del tempo. Raccontare ai figli come i genitori si sono conosciuti e innamorati e come sono arrivati a creare una famiglia è un’ottima premessa per introdurre l’argomento del concepimento, che non deve per forza comprendere i dettagli piccanti, ma come abbiamo detto, deve essere proporzionale all’età del bambino, con un linguaggio adeguato e legato all’aspetto relazionale. Un piccolo spunto da utilizzare per bambini dai 4 anni può essere ricorrere a  delle metafore (non la cicogna!!!) anche perché i bambini già da  molto piccoli, comprendono di essere nati  da un uomo ed una donna, anche in caso di famiglie monogenitoriali o omogenitoriali, fanno riferimento ai compagni. Il confronto con i pari sarà in tutte le fasi di vita un’importante fonte di informazioni, ma spesso non tutte saranno adeguate, quindi la soluzione giusta di fronte a domande “scomode” non è il rifiuto, piuttosto, rimandate la conversazione e preparate una risposta chiara ma esaustiva che possa soddisfare la loro curiosità, che non verrà placata semplicemente da un rifiuto, anzi!

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“Mio figlio mi ha chiesto come fanno i bambini ad entrare nella pancia della mamma, chi ce li ha messi, cosa rispondo?”

Un piccolo suggerimento è non agitarsi e non mostrarsi troppo imbarazzati dalle domande che i bambini pongono in maniera genuina e diretta. Alcuni professionisti del settore sono dell’idea che utilizzare in linguaggio scientifico sin dalla primissima infanzia sia la chiave più giusta, quindi non parlare di “farfallina e pisellino”, ma di “pene e vagina” che non sono parolacce ma appunto termini scientifici italiani, inoltre come abbiamo già detto mostrare un atteggiamento tranquillo, rassicurante e non imbarazzato rilassa anche i bambini che si sentiranno liberi di condividere con i genitori curiosità e dubbi. Personalmente sono dell’opinione che la forma non cambi la sostanza e che se il genitore si sente più a suo agio utilizzando termini più infantili  non sia per forza negativo, a condizione però che non si inculchino nei bambini storie magiche che creano confusione e trasmettono un’idea sbagliata sulla sessualità, che prima o poi inevitabilmente entra a far parte della vita di ogni essere umano, sia per sviluppo, sia per piacere, sia eventualmente per procreazione. Perciò suggerisco ai genitori di prendere coraggio e spiegare nella maniera più semplice possibile come è avvenuto l’atto d’amore che ha generato la vita del figlio, anche semplicemente parlando dei “semini di mamma e papà”, come se il papà fosse un contadino e la mamma, una terra fertile che genera frutti (A. Pellai).

“Ho sorpreso mio figlio e mia figlia che si guardavano i genitali, che faccio?”

Ebbene sì, chi ha più di un figlio, probabilmente si è trovato di fronte questa situazione totalmente incerto sulla reazione giusta da adottare con i figli. Eppure la spiegazione è molto semplice: i bambini sin da piccolissimi esplorano la dimensione della scoperta del proprio corpo, che è ricettivo e funzionante da sempre ed infatti non è infrequente notare che i bambini tengono continuamente le mani sui genitali. Ovviamente quel tipo di stimolazione non è una stimolazione erotica, i genitali rispondono alle stimolazioni tattili con sensazioni di rilassamento, totalmente ancora lontani dal piacere orgasmico ( per quello si dovrà aspettare la pubertà), eppure i genitori  reagiscono spesso negativamente, punendo o sgridando i figli intenti a scoprire il proprio corpo (soprattutto le bambine). Sarebbe invece più utile, spiegare ai bambini che ci sono luoghi e tempi per svolgere ogni attività e quindi far comprendere l’importanza dell’intimità dei propri spazi.  Allo stesso modo, la curiosità per il proprio corpo stimola a notare la differenza di genere, il bambino che ha una sorellina noterà che a lei manca qualcosa e si chiederà perché, vorrà osservare meglio, vorrà capire, perché fondamentalmente tutti i bambini sono affamati di informazioni poiché, appunto crescono solo scoprendo le cose del mondo. Punire i bambini per questi atteggiamenti è la cosa più rischiosa che un genitore possa fare poiché potrebbe provocare conseguenze sullo sviluppo sessuale: la punizione associata alla sessualità potrebbe scatenare una serie di problematiche future, legate all’angoscia di scoprire un corpo diverso, di toccarlo e quindi di avere un normale rapporto sessuale e di coppia (ovviamente gli scenari possono essere diversi). In questo caso, è importante spiegare ai bambini che quelle sono parti del corpo delicate come altre e quindi ovviamente vanno protette, dopodiché si può aiutare i bambini a capire le ovvie differenze funzionali legate al sesso biologico.

Una preoccupazione spesso mostrata dai genitori è che la conoscenza precoce della sessualità possa provocare un agito più precoce della stessa, in parole semplici : prima scoprono cos’è il sesso, prima lo provano! Ma questo tipo di credenza è fortemente sbagliata, innanzitutto perchè nel caso specifico stiamo parlando di bambini molto piccoli, perciò dal punto di vista funzionale sarebbe impossibile mettere in pratica ciò che viene appreso sulla sessualità ed anzi, la reazione più plausibile in un primo momento è il rifiuto! Inoltre, come suggeriscono dati statistici, in tutti i paesi europei in cui sono inseriti programmi di educazione affettiva e sessuale a scuola,il tasso della gravidanze precoci è altamente inferiore rispetto ai paesi in cui non è obbligatoria (tipo l’Italia), vi è un consumo maggiore di contraccettivi di barriera ed in alcuni casi, si alza l’età del primo rapporto sessuale. Quindi, la conoscenza incrementa la consapevolezza e la maturità affettiva, piuttosto che provocare un comportamento promiscuo o una sessualità precoce.

È complesso in questa sede ipotizzare delle possibili conversazioni tra genitori e figli, soprattutto perché ogni persona è unica e porta con sé un bagaglio di esperienze e conoscenze, suggeriamo per cui di ricorrere ai numerosi testi in commercio che trattano l’argomento ( “Così sei nato tu.4-7anni ”, “Col cavolo la cicogna!” di Alberto Pellai sono molto utili per bambini dai 4 ai 7-8 anni), oppure rivolgersi ad esperti che possano guidarvi e darvi piccoli spunti e suggerimenti per affrontare questa fase inevitabile e interessante della crescita dei vostri bambini.

Dott.ssa Sara Longari

Bibliografia

A. Pellai. Così sei nato tu . ED. Erickson, Trento 2014

A. Pellai. Col cavolo la cicogna!ED. Erickson, Trento 2009

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Tradimento: una voglia “nuda e cruda” dell’altro o insoddisfazione nascosta?

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E’ fuori dubbio che la parola tradimento è una delle più utilizzate e cercate nell’ultimo ventennio. Da sempre esistito, con l’avvento della tecnologia si è assistito ad un aumento radicale e sovraesposto di relazioni extraconiugali o semplicemente extra.

Dunque, cosa spinge uomini e donne a dar sfogo a questa voglia nuda e cruda dell’altro, diverso dal proprio partner?

Tradire etimologicamente deriva dal latino tradere ovvero dare o mettere nelle mani di. Oggi però viene utilizzata solo per assumere connotazioni negative, intendendo con tale termine chi ha mancato di fede; con un’immagine potrebbe assumere le sembianze di una pugnalata mossa contro colui o colei che si fida.
Un tempo ci si ancorava ai detti popolari tramandati dalle generazioni più anziane secondo cui “l’uomo è cacciatore” e dunque per natura sarebbe legittimato al corteggiamento, a prescindere dalla sua situazione sentimentale. Con il tempo il mito è venuto meno, un pò perchè l’evoluzione femminile ha concesso vedute sicuramente più ambite, obiettive e raffinate; un pò perchè la tecnologia si è inserita prepotentemente nelle relazioni tale da dare a uomini e donna pari opportunità con il sesso opposto. Ne sono la prova le numerose chat online che in breve tempo, senza rendercene conto, sono diventate una prova soft e socialmente accettata delle vetrine a luci rosse di Amsterdam. Forse per qualcuno il paragone è un pò azzardato, ma il messaggio è più profondo: al di là dello scopo, proprio come per le vetrine, si passeggia per strada- ci si iscrive ad una chat-, si osserva – sulla home compaiono foto selezionate random o in base alle preferenze-, e si sceglie – si decide di chattare, mettere un like o passare alla prossima foto-.
Lungi dal voler criticare questo mezzo di conoscenza che, a parer mio, ha influito negativamente sul sentimento di vicinanza tipico dei rapporti umani, vorrei soffermarmi sull’aspetto tipico dell’articolo.
Se è vero che il tradimento è da sempre esistito, non possiamo negare che oggi ci si applica di meno per ottenere l’obiettivo: nella più banale delle ipotesi, bastano un cellulare e un profilo. E’ chiaro che sarebbe un errore osservare solo il fenomeno e non la motivazione/richiesta nascosta dietro l’atto agito!
L’essere umano è per natura un animale sociale destinato all’incontro con l’altro per una serie di svariate ragioni quali vantaggio economico, pressioni sociali o più semplicemente per dar voce ai bisogni umani di attaccamento, accudimento e sessualità.  La scelta del partner avviene dall’intreccio di una serie di bisogni e richieste – spesso inconsapevoli – che portano l’uno nella direzione dell’altro; una scelta/relazione destinata a modificarsi nel tempo.
In ogni caso, come afferma Claudio Angelo (1999), sia per quanto riguarda l’esigenza di sicurezza, sia per quanto riguarda una progettualità procreativa all’interno della relazione, il requisito indispensabile è l’esistenza di una fiducia di base nei confronti della persona con la quale viene stabilita la relazione. Diventa determinante a questo scopo la qualità del legame che si è creato con chi originariamente si è preso cura di noi.
Nel tradimento, a venir meno, è proprio la fiducia, tant’è che fiducia e tradimento sono due facce della stessa medaglia.

2319221_1559901_tradimento_come_si_scopreIl tradimento ha le radici nella condivisione di un noi che si è costruito precedentemente.
Secondo Gabriella Turnaturi (2000) il tradimento è per sua natura relazionale perché presuppone il rapporto con l’altro: persona, gruppo, istituzione, patria o stato che sia. Anche il tradimento di sé è frutto delle relazioni e interazioni vissute con gli altri e non si da in solitudine.

 

“Quando le cose non funzionano bene in camera da letto, non funzionano bene neanche in soggiorno.”

(W.H. Masters)

 

Perché si tradisce?

Da vari studi, emerge che i luoghi dove più spesso si ha possibilità di fare incontri, soprattutto i luoghi di lavoro, sono terreno fertile per il tradimento. Inoltre, al seguente articolo  è stato sfatato il mito secondo cui gli uomini tradirebbero più delle donne. A differenza del passato, oggi lo scenario è cambiato: la percentuale di tradimento negli uomini e nelle donne è stata quasi pareggiata; la differenza è presente, invece, nel modo: nello specifico sembrerebbe che gli uomini tradiscono più velocemente perché partono da un aspetto prettamente fisico al contrario delle donne che, invece, sentono il bisogno di sentirsi sedotte e corteggiate anche in una relazione solo di carattere sessuale, dunque senza investimento sentimentale. Al di là di questo, le ragioni del tradimento sono tante e svariate, ma soprattutto sono soggettive. Cercando di identificare dei cluster, potremmo dire che si tradisce perché:

  • La coppia non è autentica, si è formata per ragioni prettamente sociali. Ormai i matrimoni organizzati sin dalla nascita non sono più consuetudine (ad eccezione di qualche paese), ma a volte succede di continuare una relazione perché ci sono troppi vincoli familiari che impediscono la rottura. Più che soddisfare il bisogno di coppia si soddisfa un bisogno esterno alla coppia. In questo caso, si evita di provocare dispiaceri nelle famiglie di coppie che stanno insieme da troppo tempo o condividono interessi lavorativi.
  • Sono mutati i sentimenti iniziali. Robert Sternberg (1986) propone, in relazione all’amore, una teoria particolarmente interessante conosciuta come “Teoria triangolare dell’amore”. Quest’ultimo, vede l’amore come un sentimento profondo, risultato di tre componenti essenziali: Intimità, Passione e Decisione\Impegno. L’intimità identifica sentimenti di confidenza, condivisione, l’ aprirsi all’altro, accogliere e prendersi cura dell’altro, dando notevole importanza al rapporto che si instaura con il prossimo. La passione riguarda l’aspetto propriamente carnale e fisico che caratterizza una storia d’amore, fa riferimento al desiderio sessuale che si prova per l’altro ma non solo. In senso ampio del termine ci si riferisce proprio ad un desiderio di dominio, di appartenenza, sottomissione, di affiliazione. Infine, la componente decisione/impegno, riguarda due aspetti o passi: il primo passo riguarda la decisione e consiste nella scelta di amare qualcuno (passo a breve termine), il secondo invece (passo a lungo termine) è l’impegno che ci si assume per mantenere viva la relazione scelta. Non sempre però i due aspetti sono collegati o comunque non sempre alla decisione segue l’impegno, così come non sempre il secondo è conseguenza del primo. Questo, per dire che il processo iniziale di innamoramento, con il tempo, è destinato a mutare: nessuna coppia si ama come il primo giorno! Ammettere questo non è un errore e non è nemmeno cattivo, si tratta di una realtà che vede l’amore evoluto: all’innamoramento iniziale, subentrano il bisogno e la volontà dello stare insieme, di condividere un percorso che vede la costruzione di un progetto condiviso.
  •  E’ subentrata la monotonia di coppia. Questo aspetto è molto importante nel tradimento. Prendiamo in causa due tipi di monotonia che possono essere deleteri per la coppia: la monotonia relazionale e sessuale. Nel primo caso, si vive la voglia della novità dell’altro che è, in quel momento, portatore/portatrice di stimoli mancanti e di cui si ha necessità perchè il rapporto ufficiale è diventato troppo abitudinario. Il secondo, invece, porta con sè il silenzio legato al tabù sessuale. Quante sono le coppie che condividono le proprie fantasie sessuali? Quattrini (2013) afferma che pur essendo bombardati da tanti e pressanti stimoli sessuali tipici di una società tecnologica e informatizzata, la coppia di oggi è a rischio perché, nonostante tutte le sollecitazioni esterne, restano diffusi confusione, ignoranza e stereotipi (… ) Nella maggior parte dei casi, infatti, i partner vivono e percepiscono l’esperienza erotico-sessuale come strettamente vincolata a particolari forme di dovere, all’interno di inconsapevoli schematismi, dove il piacere diventa ritualizzato, standardizzato, privo di gusto inebriante tipico dell’orgasmo. La mancata comunicazione sui bisogni sessuali comporta un alto rischio per la coppia e, rischiando di divorare la passione, quasi inevitabilmente si andrà a cercare altrove quello che non si ottiene. In tal caso, oltre alla monotonia, entra il gioco il gusto eccitante della trasgressione e del segreto. Alla luce di un rapporto insoddisfacente, si è attratti dal desiderio di provare ancora emozioni forti legate non solo all’aspetto prettamente sessuale ma anche all’ebrezza del corteggiamento sia agito che subito.  E’ importante non tralasciare l’eventuale presenza di disturbi sessuali che, se evitati, possono diventare motivo di allontanamento non solo fisico ma anche emotivo, come risposta ad una unione di coppia vissuta a metà. Come dichiarato da Fenelli e Lorenzini (2013) un disturbo sessuale è una manifestazione cognitiva e comportamentale, individuale e relazionale considerata sgradevole dal soggetto stesso e che tende ad automantenersi. Dunque, l’individuo mette in atto ripetutamente un comportamento che ritiene sgradevole e che gli causa sofferenza. Il legame di coppia è prima di tutto comunicazione, e tante sono le persone che non comunicano preferendo un silenzio che è tutto tranne che complice. 

Alla luce di quanto detto, il tradimento sembra essere un atto rivoluzionario, di cambiamento. C’è chi lo fa perché non è in grado di rinunciare alle esperienze di vita, pur essendo in coppia. E’ il caso dei traditori seriali o cronici, che meritano un articolo separato. Poi, c’è chi tradisce perché non si sente all’altezza di affrontare di petto le situazioni o spera che col tempo le cose possano cambiare. In questo caso, generalmente, la coppia va sempre più in crisi oppure si creano vite parallele perché la situazione sfugge di mano. In alcuni casi, però, spiega Valeria Ugazio (2019), soprattutto a ridosso di un matrimonio o una convivenza, i partner proprio perchè sentono di aver trovato il compagno della loro vita, ne prendono le distanze attraverso una rinfrescante parentesi. Si tratta di un viaggio che potrà essere condiviso nella coppia con ritrovato entusiasmo che tale viaggio ha prodotto (questo, dipende su che basi si è creata la coppia e da quanto queste esperienze possano essere o meno tollerate). 

hqdefaultNon sono poche le persone che contemplano la possibilità di vedersi con altri/altre pur riconoscendo la possibilità alta o quasi certa di rimanere in coppia. Allora, meglio viversi la vita, perché tanto è una sola e gli errori sono umani, o meglio fermarsi un attimo e chiedersi “Cosa voglio?”?

Mi preme sottolineare come dietro ogni problema apparente ce n’è uno sottostante che è il vero motivo di tensione. Dietro un tradimento c’è sempre un grosso fardello che nessuno oserà mettere in gioco per paura della perdita, del fallimento. Non è questa la soluzione, come non lo è nemmeno mantenere in vita una relazione ufficiale ed una ufficiosa.
La comunicazione è il processo che differenzia l’animale dall’uomo, ed è bene abituarsi più spesso a farne uso.  E’ un lavoro che richiede cura, responsabilità e sostegno da parte di esperti che guideranno la coppia nell’esplorazione di un Noi ma ancor prima di un Io. Noga Rubistein Nabarro e Sara Ivanir (1999) affermano che quando ci sono saldi sentimenti di affetto e la relazione coniugale è sufficientemente soddisfacente e stabile per quanto riguarda gli aspetti fondamentali, è comunque possibile utilizzare la crisi come leva per una migliore e più profonda intimità e per lo sviluppo di schemi relazionali di sostegno reciproco. 

Le relazioni nascono e possono finire, ma nel mezzo c’è il mettersi in gioco: è solo mediante una comunicazione efficace che possiamo fare chiarezza e capire se quella relazione merita di essere vissuta o è arrivata al capolinea.

Dott.ssa Teresa Marrone

 

Bibliografia

Angelo, C. (1999) La scelta del partner. In: Andolfi, M. (a cura di) La crisi della coppia. Una prospettiva sistemico relazionale. Raffaello Cortina Editore, Milano. 

Fenelli, A., Lorenzini, R. (2013) Clinica delle disfunzioni sessuali.  Carocci Editore, Roma.

Quattrini, F. (2013)Non smettere di giocare. Casa Editrice TEA, Milano.

Rubistein Nabarro, N., Ivanir, S. (1999) La scelta del partner. In: Andolfi, M. (a cura di) La crisi della coppia. Una prospettiva sistemico relazionale. Raffaello Cortina Editore, Milano. 

Sternberg, R. (1986) A triangular theory of Love. Psychological Review, 83, 119-135.

Turnaturi, G. (2000) Tradimenti. L’imprevedibilità nelle relazioni umane. Feltrinelli, Milano.

Ugazio, V. (2019) Tradire: una mossa pericolosa per la coppia? In: Rivista di Psicologia Contemporanea, n. 271, Gennaio-Febbraio 2019. Giunti, Firenze.