Quanti centimetri misura la virilità maschile?

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Da sempre intorno all’ universo maschile regna sovrana l’importanza esagerata nei confronti del proprio pene. Parlo di esagerazione volendo sottolineare l’estremismo che porta uomini e donne a costruire false convinzioni di dubbia provenienza con le quali confrontarsi. In questo articolo cercherò di fare chiarezza su due principali interrogativi:

  • Perché la lunghezza del pene è da sempre ritenuta sinonimo di virilità maschile?
  • Le misure a letto contano o no?

IL PENE. L’organo sessuale maschile, fallo o pene, rispetto a quello femminile, vagina, è maggiormente sviluppato all’esterno, motivo per cui nasce spontaneo l’interesse maggiore per l’organo, dovendo mostrare qualcosa a qualcuno. Non esistono le dimensioni del pene perfetto e questo è avvalorato dalla storia e dalle rappresentazioni che ne derivano. Nei diversi periodi storici,  il pene è stato raffigurato nelle sue più svariate forme e dimensioni, con l’obiettivo di far passare determinati messaggi riguardanti il genere maschile. Ne “Le Nuvole” di Aristofane si cita quanto segue:

“Se farai come ti dico io avrai sempre un torace muscoloso, la pelle splendida, larghe spalle, lingua corta, chiappe sode e un pisellino piccolo. Se, invece, segui il moderno andazzo, avrai la carnagione malaticcia, spalle strette, un torace da nulla, lingua di bue, cosce scarne e un pisello enorme.”

Ciò dimostra che per greci, al contrario di quanto si pensa, un pene grosso non era né bello né sinonimo di virilità, convinti del fatto che in un pene lungo lo sperma potesse avere la possibilità di raffreddarsi diminuendo il suo potere di procreazione (ovviamente la scienza dimostra che così non è!). Per tale ragione, essi preferivano un pene piccolo.

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Inoltre, come afferma il professore di antichità classiche Andrew Lear “I greci associavano il pene piccolo e non eretto alla moderazione, una delle virtù principali del loro ideale di mascolinità” tale per cui un pene grande corrispondeva ad uno scarso controllo degli impulsi, in netto contrasto con l’ideale dell’uomo greco razionale, intellettuale e rispettabile. Questo canone di bellezza ed eleganza è sostenuto anche dal famoso David di Michelangelo che nella sua perfezione, per alcuni, presenta un “difetto estetico”. Oltre a rappresentare una caratteristica reale di un pene a riposo, sottolinea ancora una volta un ideale diverso dall’attuale.

Del tutto differente è la posizione dei romani per i quali da sempre il pene raffigura il potere legato non solo alla forza maschile ma anche al potere procreativo, tanto da considerare una raffigurazione di un pene eretto un buon metodo contro l’invidia. Interessante è la storia di Priapo, divinità romana, diventato simbolo di virilità estrema da cui deriva il nome della patologia chiamata Priapismo. Proprio come Priamo dall’enorme fallo che poteva penetrare uomini e donne affermando il suo potere incontrastato, chi è affetto da priapismo presenta erezione anche per molte ore, senza volerlo, nonostante l’avvenuta eiaculazione (il sangue non defluisce dai corpi cavernosi del pene). Per qualcuno potrebbe trattarsi di un evento interessante, ma non lo è per nulla perché a lungo andare questa difficoltà può intaccare i corpi cavernosi e la corretta funzionalità del pene.

LUNGHEZZA NON E’ SINONIMO DI SODDISFAZIONE. Dalle righe precedenti abbiamo potuto apprendere che sin dall’antichità si tende ad associare il pene a caratteristiche quali virilità, forza e potere; dunque, da questa prospettiva, si potrebbe affermare che le dimensioni del pene contano! Secondo questo ragionamento, più un pene è lungo, più è virile e forte, più soddisfa sessualmente il/la sua partner. Davvero è così?! L’approfondimento scientifico ci suggerisce che la vagina è un organo elastico e distensibile (permette il passaggio di un bambino durante il parto!) in grado di adattarsi a qualsiasi dimensione. “Le pareti sono elastiche e si adattano normalmente a ciò con cui entra in contatto, tale aspetto anatomico permette alla vagina di non perdere mai il contatto con il pene durante il coito, quindi, 12 cm o 16 cm non sembrano avere poi questa diversità se associati alla funzionalità dell’atto sessuale.” (F. Quattrini, 2017)     

Da questo punto di vista, tralasciando l’aspetto preferenziale che è soggettivo, possiamo affermare che nella sua funzione sessuale un pene di 12 cm è uguale ad uno di 16. Il dilemma dimensione viene vissuto da tutti i ragazzi in fase di crescita: la sindrome da spogliatoio, le goliardie tra amici e giochi del tipo “chi fa la pipì più lontano” sono tutte situazioni all’interno delle quali nasce la sfida del membro maschile con annesse ingiurie e derisione del mal capitato con qualche centimetro in meno rispetto al gruppo lì presente. Non tutti, però, sanno che ci sono diversi modi di guardare un pene: è importante distinguere un pene visto in stato di flaccidità da uno osservato in stato di erezione (potete capire chiaramente che le dimensioni cambiano nettamente!).

lente-ingrandimento-pene“Capita spesso anche a uomini non patologici di affliggersi a causa del continuo confronto con altri. In questo caso, però, le preoccupazioni relative al proprio pene scaturiscono per lo più da un’errata percezione dovuta all’osservazione dei propri genitali da una prospettiva, per così dire, “scomoda” ovvero dall’alto verso il basso. Il risultato sarà una valutazione scorretta, soprattutto se si paragona quanto osservato su di sé con quanto visto su altri. In questi casi esercizi come l’osservarsi allo specchio per cogliere la propria fisicità da una differente prospettiva, magari provando a decentrarsi immaginando di osservare il corpo di un altro, possono essere di grande aiuto” (Quattrini, 2017).

Una persona curiosa è una persona che cercherà risposte e spesso le cerca nei contesti sbagliati: in fase adolescenziale, si cercano risposte ai cambiamenti fisici in corso; la scarsa informazione e prevenzione in materia sessuale aumenta i casi di primo approccio con la sessualità mediante la visione di filmati porno. Nasce quasi spontaneo il confronto tra il proprio organo genitale e quello dell’attore. Premettendo che gli attori porno vengono selezionati anche e soprattutto per la loro possenza e virilità, da diversi studi (Wylie e Eardley, 2007) emerge una grande variabilità nelle dimensioni del pene che, generalmente, presenta una lunghezza di 8-10 cm a riposo e 12-16 cm in erezione, in quest’ultimo caso la circonferenza è in media di 12 cm (la misurazione si effettua dal pube fino alla punta del glande). Più in generale, possiamo affermare che si definisce normale un pene eretto che oscilla tra i 12 cm e i 16 cm, macro, invece, un pene che in erezione va al di sopra dei 16 cm. Diversa è la condizione del micropene, un pene che in erezione è al di sotto dei 7 cm, in cui ci possono essere reali difficoltà durante la fase penetrativa del rapporto sessuale.

Questi luoghi comuni, purtroppo, aumentano ansie e timori negli uomini che sempre più spesso richiedono interventi chirurgici di allungamento o ingrossamento del pene (falloplastica). E’ importante fare un’ accurata diagnosi differenziale tra un problema anatomico per cui l’intervento chirurgico risulta indispensabile e la Dismorfofobia o Disturbo di dismorfismo corporeo, che, invece, è una preoccupazione esagerata per un difetto corporeo che risulta essere assente o minimo, percependo il presunto difetto come ingigantito rispetto al dato di realtà, avendone così una percezione distorta (Colombo & Robone, 2004). Nello specifico, l’ansia per il pene piccolo o “sindrome del pene piccolo” è stata descritta in letteratura in uomini che non si sentono soddisfatti, o sono eccessivamente preoccupati per la dimensione del pene, che ritengono (erroneamente) al di sotto della media (Wylie e Eardley, 2007). Ovviamente, si tratta di una percezione errata e non reale e oggettiva del pene che, in caso di intervento chirurgico, comporterebbe insuccesso perché non si tratta di un intervento legato alla corretta funzionalità del pene e soprattutto non vengono accuratamente prese in carico ansie e timori legati alla dismorfofobia peniena, che richiedono trattamento specifico dello specialista psicologo e sessuologo.

Concludendo, in materia sessuale ci sono tanti falsi miti di cui si è fermamente convinti e come direbbe Albert Einstein, “ E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.” Partendo dall’idea che pene grande non è sinonimo di potenza sessuale e nemmeno di godimento assicurato, è importante definire e sottolineare elementi che spesso vengono ignorati. Bisogna ammettere che una importante lunghezza e circonferenza vengono maggiormente apprezzate (elemento soggettivo) ma lunghezze fuori dalla media, in molte persone, provocano fastidio e dolore nonché tensione. Inoltre, è vero che un pene piccolo non permettere determinate posizioni e rischia un minore contatto continuo con la vagina, ma tanti hanno totalmente dimenticato l’importanza del clitoride che è il fulcro del piacere sessuale e può essere stimolato in tantissimi modi, direttamente o indirettamente. Per cui, prima di avviare confronti con lo specchio o con gli amici, prima ancora di fare autodiagnosi, è fondamentale rispolverare dimensioni legate alla sessualità in senso ampio, non solo penetrativa. Ancora una volta appare evidente l’importanza di una corretta educazione sessuale legata ad approfondimenti anatomici ed emozionali.

Dott.ssa Teresa Marrone

NB: Immagini prese dal web

BIBLIOGRAFIA

Colombo, P. P., Robone, C. (2004). Terapia farmacologica del Disturbo di Dismorfismo corporeo. Rivista di psichiatria.

Quattrini, F. (2017). Il piacere maschile.  Firenze: Giunti Editore.

Wylie,  K.R., Eardley, I. (2007). Penile size and the “small penis syndrome”. BJUI.

SITOGRAFIA

https://qz.com/689617/why-do-greek-statues-have-such-small-penises/?utm_source=parBBC

http://www.artediessere.net/la-sacralita-del-simbolo-fallico-di-tiziana-ciavardini/

Il Dolore come esperienza di Piacere erotico – sessuale estremo: il BDSM

La sessualità rappresenta l’insieme degli aspetti psicologici, sociali e culturali di un essere umano caratterizzata dall’espressione di fantasie, immaginazione, preferenze ed agiti dell’eros (Quattrini, 2015).

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Nel precedente articolo abbiamo introdotto le definizioni di Normalità, Trasgressione e Parafilia descritte da Quattrini (2015), il quale ha rimarcato l’importanza di individuare l’esperienza erotico – sessuale in un continuum che a differenti livelli può allontanare molti degli stereotipi socio-culturali che purtroppo vanno a rafforzare una “cultura ignorante” in favore di una promozione del benessere di tutti e per tutti. La seguente illustrazione rappresenta al meglio il continuum succitato:continuumSpecificamente, il primo step è rappresentato dalla normatività sessuale, intesa come aderenza ed appartenenza ad una specifica cultura e/o società, che spesso limita l’individuo nella vera espressione di sé. Il secondo step raffigura l’insieme dei comportamenti che si discostano dalla normatività socialmente condivisa, ovvero l’individuo decide di svincolarsi dagli stereotipi per riappropriarsi della propria personale espressione erotico – sessuale del piacere proprio e del/la partner, allo scopo di ottenere una gratificazione personale condivisibile con l’altro diverso da sé, che va oltre il discorso della procreatività. Dunque il primo passaggio naturale del continuum normativo – trasgressivo rappresenta l’esperienza dell’abbattimento dei tabù sessuali, confermato dalla apertura a nuove modalità di espressione erotico – sessuale che rappresentano diversi e significativi gradi di trasgressione, quali: l’utilizzo di sex toys; lo scambio dei ruoli sessuali; pratiche BDSM; poliamore e scambismo (Quattrini, 2015). Superato il confine della trasgressione si entra nell’esperienza parafilica, che è caratterizzata da una preferenza di un comportamento alquanto insolito che determina un’eccitazione sessuale, ma che comunque viene vissuto con serenità sia dall’individuo che dal/la partner. Viceversa, quando il comportamento parafilico mette in evidenza un particolare stato di distress e l’individuo manifesta conseguenze di disagio dal punto di vista sociale, lavorativo ed affettivo – relazionale, si entra nel vivo di un Disturbo Parafilico. Da ultimo, quando il comportamento sessuale atipico viene utilizzato dall’individuo con il fine ultimo di fare del male all’altro diverso da sé e dal quale non si ricava nessuna eccitazione e piacere erotico – sessuale, l’individuo rientra nei Sex Offender (Quattrini, 2015), pertanto gli ultimi due livelli del continuum necessitano dell’intervento clinico – terapeutico.

images (2)Il BDSM rappresenta una pratica erotico – sessuale estrema che si colloca nella dimensione trasgressivo – parafilica del continuum succitato, svincolata da controindicazioni e pericoli (Quattrini, 2015a).

L’acronimo BDSM raccoglie in sé una serie di significati specifici:

  • la B di Bondage, indica letteralmente “legame” sia di tipo fisico (l’utilizzo di corde, lacci, nodi) sia di emotivo – affettivo, ovvero uno dei partner accetta di farsi fare dall’altro tutto ciò che egli desidera.
  • La D di Domination, si riferisce al piacere di lasciarsi guidare nelle proprie esperienze, emozioni e sensazioni dalla volontà del partner che controlla l’esperienza erotico – sessuale. Ma la D indica anche Disciplina, ovvero il/la partner dominante impone le regole al/la partner sottomesso/a, che implicano una punizione nel momento in cui vengono disattese.
  • la S di Sottomissione, ma anche schiavitù e sadismo. In quest’ottica un partner si abbandona al piacere, donando sé stesso, lasciando che ogni sensazione e piacere siano guidate dall’altro. Le ragioni della sottomissione spaziano dal narcisismo (il partner sottomesso assume il ruolo di protagonista, tutto gira intorno a sé stesso); alla disinibizione (godersi in pieno la propria sessualità); alla deresponsabilizzazione; alla riappropriazione esperienziale; all’autoaffermazione (Ayzad, 2015).
  • La M di Masochismo si riferisce alle persone che hanno imparato a sperimentare attraverso la propria sensorialità, e all’interno di una situazione erotica, quegli intensi stimoli provocati da una sensazione di dolore, apprezzandoli positivamente.

Come evidenziato da Quattrini (2015), all’interno della coppia apertamente dominante/sottomessa è importante identificare il piacere come espressione del sentire: specificamente il Dom prova piacere non tanto nel far soffrire il partner, quanto nella conferma di poter attivare in se stesso e nell’altro, esperienze e  comportamenti di una sensorialità erotica, una dimostrazione di “possesso” assoluto. Il Sub, allo stesso tempo, non vive la sottomissione come emozione pura del dolore, bensì come facoltà concessagli di “sentire” il controllo del partner dominante, che si manifesta attraverso sensazioni difficili da ritrovare nella quotidianità o nell’esperienza sessuale convenzionale / normativa.

images (3)Ayzad (2015) ha descritto le regole fondamentali del BDSM basate sul rispetto; sull’educazione; sull’equilibrio; sul piacere e sul divertimento, allontanando gli individui da possibili pericoli. Tali regole sono basate su due principi: SSC (Sane, Safe and Consensual) e RACK (Risk – Aware Consesual Kink). Il primo rappresenta i concetti di Sano (evitare ogni danno di tipo fisico e psicologico al partner) Sicuro (evitare e prevenire ogni fattore di rischio tramite la conoscenza di sé stessi e del partner, ma anche avere chiari l’ambiente e il contesto di gioco, gli strumenti e la tecnica del gioco stesso) e Consensuale (conoscenza dei desideri e dei limiti propri e del partner). Il secondo fa riferimento alla consapevolezza dei partner circa il rischio che decidono di assumersi, in piena consensualità, durante le pratiche sessuali non convenzionali (RACK, letteralmente tradotto da Ayzad come “giochino erotico con i rischi di cui si è informati).

Gli elementi fondamentali sui quali il BDSM si erge sono i seguenti:

  1. Non esclusività: l’eros estremo è un bel gioco con cui arricchire il proprio repertorio sessuale, e che può benissimo essere praticato solo occasionalmente;
  2. Fluidità: i ruoli possibili non sono solo due, si può essere dominanti, sottomessi o switch, cioè passare serenamente da un ruolo all’altro a seconda del partner o dell’estro del momento.
  3. Rispetto: della persona con cui si entra in contatto, dei suoi sentimenti ed emozioni, della sua privacy e di tutto il resto;
  4. Comunicazione: elemento fondamentale in tutte le fasi del gioco: prima, per esplorare insieme le proprie fantasie; durante per stabilire un contatto ancora più profondo e stimolare l’eccitazione; dopo, per rivivere insieme l’esperienza e dirsi cosa è piaciuto di più e cosa meno in modo da rendere la prossima sessione ancora più bella;
  5. Negoziazione: si tratta di chiacchierare con l’altra persona e raccontarsi sinceramente quali fantasie erotiche si vorrebbero realizzare, quali sono le paure, i limiti e quali gli elementi indispensabili per divertirsi.
  6. Safeword: rappresenta un gesto e/o una parola che può essere utilizzata per porre fine al gioco appena le cose cominciano a diventare sgradevoli o non ci si sta più divertendo.

2016_01_21-BDSM-Brain-ILL-DQ_16-9-header1402640119Durante i percorsi di educazione sessuale per adulti, spesso, l’interrogativo che viene rivolto ai cultori della materia da parte di neofiti o del pubblico in generale, che faticano a comprendere quanto una situazione dolorosa possa essere considerata piacevole, risulta essere il seguente: “Dolore e piacere sono diametralmente opposti? Come si spiega tutto questo?” Il legame tra piacere e dolore è profondamente radicato nella nostra biologia. Da un punto di vista neuroanatomico, le aree cerebrali (sistema mesocorticolimbico) legate al piacere e quelle legate al dolore sono contigue ed interconnesse. Specificamente in una situazione di dolore, il sistema nervoso centrale rilascia endorfine (proteine ​​che agiscono per bloccare il dolore e funzionano in modo simile agli oppiacei come la morfina per indurre sensazioni di euforia) ed adrenalina, di conseguenza aumentando la frequenza cardiaca aumenta in maniera direttamente proporzionale la sensazione di eccitazione e di appagamento psicosessuale.

Tra le tante, quali sono le pratiche BDSM più diffuse?

0D39E58Lo spanking (sculacciata) viene praticato sulle natiche scoperte ed è vissuto dai partner come espressione di un’eccitante rappresentazione di dominazione e sottomissione tollerata socialmente soltanto all’interno dell’esperienza erotico – sessuale (Quattrini, 2015). Può essere eseguito dal Dom usando le mani nude o specifici strumenti che ricordano la “punizione” come slapper (impugnatura a cui è attaccata una paletta di pelle morbida o cuoio) o paddle (paletta rigida di differenti materiali utilizzata per segnare le natiche).

31741Il bondage si base su una serie di costrizioni fisiche realizzate con delle legature utilizzando corde, nastri, corsetti, bavagli, cappucci che vanno ad impedire la libertà fisica del movimento, del guardare, del parlare e dell’ascoltare.

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Il tickling è l’arte erotica di fare il solletico, una forma di tortura in cui l’individuo immobilizzato subisce una serie di stimolazioni delicate ma irritanti, al fine di aumentare la percezione delle sensazioni corporee e del piacere.

tramplingIl trampling è una delle pratiche più amate dai cultori dello schiacciamento, o comunque delle sensazioni forti, dolorose, estreme. Consiste nello schiacciamento dei genitali da parte della/del partner, a piedi nudi o calzando particolari tipi di scarpe; l’eccitazione è raggiunta dalla combinazione di dolore e umiliazione.

Concludendo, Quattrini (2015) sostiene che le pratiche BDSM pur rimanendo ancora di nicchia non sono poi così rare all’interno delle coppie, indipendentemente dall’orientamento sessuale. In particolar modo il BDSM va considerato semplicemente un interesse erotico sessuale associato ad una subcultura, che non evidenzia aspetti di tipo psicopatologico bensì la sessualità è vissuta senza particolari difficoltà, in altre parole è un’espressione del piacere erotico – sessuale, che seppur estrema, nulla ha che vedere con i comportamenti o Disturbi Parafilici. All’interno della comunità BDSM è possibile incontrare differenti personalità, che nel rispetto di se stesse e degli altri promuovono una cultura della diversità, una sessualità atipica e non convenzionale.

 

Dott.ssa Consiglia – Liliana Zagaria

Bibliografia

Ayzad. (2014). BDSM. Guida per esploratori dell’erotismo estremo. Roma: Alberto Castelvecchi.

Ayzad. (2015). I love BDSM. Guida per principianti ai giochi erotici di bondage, dominazione e sottomissione. Roma: 80144 Edizioni.

Quattrini, F. (2015). Parafilie e Devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico. Firenze: Giunti.

Quattrini, F. (2015a). “Introduzione”. In Ayzad, I love BDSM. Guida per principianti ai giochi erotici di bondage, dominazione e sottomissione. (p. 4-9). Roma: 80144 Edizioni.

 

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I mille volti della sessualità: perchè diverso è uguale a perverso?

 

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fonte: deabyday.tv

Normalità, trasgressione e parafilia

Quando si parla di Eros, è facile perdere il confine tra ciò che è accettato e concepito come “normale”, poiché tipico, e ciò che invece (differendo dalla norma) è trasgressivo.  Ovviamente non possiamo  sapere quali siano le effettive condotte sessuali delle persone poiché è un aspetto strettamente intimo e privato, tuttavia un’ infrequenza statistica contraddistingue certe condotte come “atipiche” senza giudizio morale di sorta (Graziottin, 2004).

Ben altro discorso è  propagandare al “deviato e perverso” ciò che non è considerato “tipico” da una cultura o da un popolo.  Il concetto di normalità quindi è del tutto relativo ed ancorato, in realtà, al contesto storico e culturale : basti pensare ad alcune tradizioni, alcune pratiche o alcuni stati di famiglia che il secolo scorso  erano considerati del tutto “normali”, come ad esempio il fatto che le donne non potessero lavorare o guidare, ma fossero solo gli uomini ad assolvere questi compiti. Oppure ancora, in alcune culture è considerato normale punire un reato come l’omicidio, con lo stesso identico reato (pena di morte), oppure come in alcune popolazioni l’abbigliamento tipico preveda solo oggetti derivati dalle piante, per coprire i genitali, mentre per noi sarebbe impensabile andare in giro nudi (oltre che un reato punibile per legge), o per alcune culture sia la norma avere più di una moglie; gli esempi potrebbero continuare all’infinito, cambiando semplicemente provincia.  Quindi non esiste una “normalità universale”, ma piuttosto una normalità giuridica (ossia ciò che si discosta dalla regola è considerato “deviante), una normalità biologica (ciò che non è considerato sano, è “patologico”) ed una normalità statistica (che riguarda i dati che differiscono dal valore “medio” nella distribuzione gaussiana), tutto il resto è evanescente, soggettivo, dipendente dal contesto. Tuttavia in materia di sessualità maschile e femminile, tutto ciò che è considerato atipico viene definito come trasgressivo, deviante o addirittura “perverso” (ricordiamo che circolano tuttora dei siti divulgativi di stampo cattolico che associano la Pedofilia all’omosessualità, dichiarandola appunto come perversione).

Questo tipo di stereotipo è stato supportato fino alla fine degli anni ’70 anche dalla classificazione dei disturbi mentali del DSM II in cui vi era il concetto di Deviazione sessuale, in cui era compresa l’omosessualità, seguita da feticismo, pedofilia, travestitismo, esibizionismo, voyeurismo, sadismo e masochismo. I “devianti sessuali” erano coloro con un interesse sessuale verso “oggetti altri” rispetto a persone di sesso opposto, oppure direzionato ad atti sessuali non necessariamente legati al coito. Solo nel 3° DSM compare il termine “Parafilia” che riguarda una preferenza a scopo eccitatorio di oggetti non umani, oppure attività sessuali che comprendono la simulazione di sofferenza e umiliazione e una ripetuta attività sessuale con partner non consenzienti. Tuttavia, nell’ultima edizione del manuale, DSM 5, alle parafilie viene dedicato un capitolo a se stante e si differenziano dal Disturbo Parafilico. La parafilia quindi riguarda un “intenso e persistente” interesse sessuale per particolari attività che non prevedono esclusivamente la stimolazione genitale o i preliminari sessuali con partner umani maturi e consenzienti, tale tendenza può rivelarsi anche solo preferenziale, non necessariamente intensa, e perciò non necessita di intervento clinico. Diversa è la condizione di Disturbo parafilico, che comprende anche un’esperienza di disagio che accompagna i vissuti sessuali e che può arrivare fino ad arrecare danni a sé e agli altri. All’interno del colloquio clinico è necessario stabilire precisamente il limite tra parafilia e disturbo parafilico, ed in supporto di questa esigenza vi sono appositi strumenti standardizzati, oltre che l’approfondimento di fantasie, desideri e comportamenti parafilici . Spesso il concetto di perversione viene esteso a tutte quelle persone che utilizzano la sessualità non a fini di piacere erotico, ma per provocare dolore e sofferenza nell’altro, utilizzando la vittima per reiterare un vissuto doloroso mai elaborato, ma queste persone vengono definite più precisamente “sex-offender”(diverso quindi dalle pratiche sadomasochiste dove il fine ultimo è comunque il piacere), per dirla con le parole di Stoller (1975) si tratta di un meccanismo di erotizzazione dell’odio.

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Fuori da questo campo più strettamente clinico, vi è tutto un mondo che riguarda semplicemente la dimensione ludica ed interessante del piacere erotico-sessuale: tutto ciò, quindi manifesta  la personale sperimentazione scevra da tabù e stereotipi autoimposti e non, nella quale gli individui possono ritrovare quella dimensione di gioco in cui lasciarsi andare al piacere senza controllo razionale, questo spazio è la trasgressione.01297

Tutte le persone hanno fantasie erotiche, che spesso tengono nascoste perché le considerano bizzarre o perché temono che condividendole, gli altri possano considerarli “perversi”, semplicemente perché, come già detto, si discostano dall’idea tipica che hanno della sessualità. Ma l’esperienza trasgressiva, la realizzazione dei desideri erotici  può donare una sessualità diversa, interessante e sanatrice di una routine di coppia fatta solo di automatismi.  Come afferma il Dr. Quattrini, le trasgressioni possono essere rappresentate da qualsiasi esperienza nuova e diversa: modalità di espressione erotico-sessuali, l’utilizzo di sex-toys, scambio di ruoli sessuali o fare un’esperienza di scambio di coppia, sperimentare alcuni livelli di BDSM (bondage-dominazione-sadismo-masochismo) o semplicemente un’esperienza erotica fuori dalle classiche mura domestiche. La coppia tende ad addentrarsi fin da subito nelle dinamiche delle relazioni amorose, perdendo spesso la dimensione della scoperta, della sperimentazione, della trasgressione. Ma nonostante nel profondo ci sia un calo del desiderio e della ricerca di piacere erotico, si tende a dissimulare i bisogni e le fantasie, per favorire la quiete, non mettersi in discussione, non uscire dalla zona di comfort. Nella sessualità, spesso, monotonie e stereotipi giocano un ruolo fondamentale e risultano invalidanti per la funzionalità sessuale, molto più che le problematiche organiche. Imparare a giocare insieme, riscoprendo i desideri e attivando le fantasie erotiche, aiuta la coppia a non cadere in certe trappole (Quattrini,2013).

Date queste premesse iniziali, rimandiamo ad un prossimo articolo l’approfondimento degli ambiti che sono stati appena accennati in questa panoramica.  Ci occuperemo quindi nel dettaglio di : disturbi parafilici, BDSM e trasgressione.

Bibliografia:

Leilblum S. R. , Raymond C. R.. Principi e pratica di terapia sessuale. Ed italiana a cura di A. Graziottin. Cic edizioni internazionali. 2004, Roma

Quattrini F., Non smettere di giocare. TEA Milano, 2013

Quattrini F., Parafilie e devianza. Giunti, Firenze 2015

Dott.ssa SARA LONGARI

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