Identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale: facciamo chiarezza!

img primo art

Cosa ci rende maschi o femmine? E che differenza c’è col sentirsi maschi o femmine?

Ad una prima riflessione potremmo certamente affermare che ciò che definisce un individuo maschio o femmina sia la componente cromosomica (XX o XY) , genitale              (avere il pene o la vagina) e fisiologica (ormoni e funzionamento organico).

Diverso è il discorso dell’identità di genere che riguarda un aspetto più profondo della psiche umana e del contesto culturale di appartenenza ed è relativo al genere che la persona sente come proprio indipendentemente dai genitali (Panzeri, 2013). Come definiscono Money* ed Ehrhardt : l’identità di genere è il senso di se stesso continuo e persistente come maschio o femmina (quindi come mi sento in profondità). Riassumendo con il termine sesso ci si riferisce alla parte biologica ed anatomica, mentre con il termine ‘genere‘ si considerano le categorie maschili e femminili dal punto di vista psicologico, culturale e politico  e l’esperienza di percezione sessuata di se stessi e del proprio comportamento.

L’identità di genere può essere maschile, femminile, intersessuale, transessuale o trans-gender (questi termini verranno approfonditi in un articolo dedicato) ed è distinta dall’orientamento sessuale, ossia la meta sessuale (chi ci piace)  verso cui si rivolgono pensieri e sentimenti ed è differente anche dal ruolo di genere (cosa fanno i maschi e le femmine secondo la società), cioè l’insieme di atteggiamenti e comportamenti che si attribuiscono al genere di appartenenza e dipendono anche dalla cultura e dal contesto storico. Molto spesso a causa di pregiudizi, scarsa informazione e soprattutto assente educazione affettiva e sessuale, la maggior parte delle persone tende a confondere e sovrapporre orientamento sessuale ed identità di genere, ma ciò è inesatto: il fatto che un uomo ami un altro uomo o provi attrazione sessuale per esso, non significa che si senta donna, oppure che in una coppia di donne una delle due abbia il ruolo maschile ( questo tipo di stereotipi sono figli di una cultura di genere ancorata al concetto binario di maschile e femminile) e così via per tutte le sfumature dei comportamenti umani che in quanto a identità, al genere ed al ruolo sessuale sono sempre più “Queer”** e lontani dal binarismo eterosessuale/omosessuale. 

L’insieme di questi 4 costrutti (sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale) costituiscono la dimensione dell’identità sessuale ossia la dimensione soggettiva del proprio essere sessuati (Graglia,2009). La fissazione dell’identità e dei ruoli sessuali comincia molto presto durante l’infanzia, già verso i 3 anni vi è la consapevolezza dei comportamenti adeguati al proprio sesso biologico, ma questo ovviamente può essere conseguenza anche della condotta non solo dei genitori, ma dell’influenza della società stessa che impone dei modelli e dei ‘ruoli’ adeguati al genere maschile e femminile. Questo è evidente già partendo dai colori utilizzati alla nascita dei bambini e delle bambine, per arrivare poi all’abbigliamento e ai giochi che sono di accudimento e cura per le bambine e di lotta e manipolazione per i bambini.

Ovviamente non ci sono solo elementi appresi dal contesto, ma risultano importanti anche aspetti legati alla biologia. Ricordiamo che per anni è stato dibattuto e si è cercato di trovare una spiegazione genetica o ambientale alla direzione dell’orientamento sessuale o al consolidamento dell’identità di genere, senza mai arrivare ad una conclusione univoca ed ufficializzata e purtroppo a volte queste ricerche hanno generato ulteriori occasioni di discriminazione e violenza (l’omosessualità viene derubricata come malattia mentale dal manuale diagnostico statistico solo nel 1974).

Oggi la ricerca delle cause è passata in secondo piano, si può certamente concordare con quella fetta di studiosi che hanno concluso che la varianza dell’orientamento sessuale dipende da aspetti biologici ed appresi, ma la ricerca delle “cause”  non è l’argomentazione corretta per poter intraprendere un percorso che sia inclusivo e rispettoso di tutte le persone, indipendentemente dalle scelte sessuali (così come per quelle religiose, politiche e così via…). E’ ormai noto come la presenza di forti stress influenzi il benessere psicologico e fisico e che lo sviluppo del bambino e dell’adolescente dipenda anche dal clima culturale e dall’atteggiamento sociale del suo contesto di vita. La cattiva informazione, il linguaggio discriminatorio che viene utilizzato, il pregiudizio individuale verso le persone sono tuttoggi fenomeni di omotransfobia presenti e vergognosi, che spesso sfociano in veri e propri atti di violenza, bullismo, vessazioni, eccetera. Ad oggi la comunità scientifica, riconosce a pieno titolo l’orientamento sessuale omosessuale e bisessuale, solo una delle possibili espressioni della preferenza sessuale umana.

*Ricordiamo che Money fu tra i primi a introdurre il concetto di gender (genere in inglese) intorno agli anni ’50 per i suoi studi su persone intersessuali per la necessità di distinguere tra identità e sesso biologico. Sottolineiamo quindi che il termine “gender” ha esclusivamente questo utilizzo e che le “teorie gender” di cui si parla molto da militanti ultraconservatori  hanno poco o nulla di scientificamente dimostrato.

**Queer: Lettera Q della sigla LGBTQ ossia un termine ombrello che rappresenta tutte le persone che non sentono (e non vogliono)  appartenere ad una categoria di genere  e sessuale.

Bibliografia:

Dèttore D. – Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale. McGraw-Hill , 2001

Dèttore D. e Parretta A. – Crescere nelle famiglie omosessuali. Carocci editore, 2013

Sitografia:

www.pianetaqueer.it

Dr.ssa Sara Longari

Ti è piaciuto questo articolo? CONDIVIDILO!

Facci sapere cosa ne pensi lasciandoci un commento, il tuo contributo arricchisce i contenuti, grazie!

Lascia un commento