Dalla diade alla triade: lei, lui e la dolce attesa

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Il passaggio dalla coniugalità alla genitorialità costituisce una transizione chiave nel ciclo di vita della famiglia, che si trasforma in un sistema a tre persone (Simonelli, 2002) ovvero l’attesa e la nascita di un bambino comportano la ristrutturazione e la verifica del rapporto preesistente all’interno della coppia che si appresta a ricevere un nuovo membro, comportando numerosi cambiamenti sia a livello fisico e biologico che a livello emotivo e relazionale. A tal proposito la letteratura scientifica dimostra come la gravidanza si accompagna contemporaneamente ad una diminuzione dell’interazione col partner sul piano sessuale e a un aumento della stabilità della relazione sul piano del vissuto emotivo; emerge inoltre una diminuzione dei rapporti sessuali in gravidanza per motivazioni legate per lo più ad aspetti tradizionali di tipo familiare, religioso e sociale piuttosto che ad aspetti strettamente medici (Capodieci, et al., 1990).

Durante la transizione verso la genitorialità cominciano a formarsi dei modelli rappresentazionali di Sé come genitore derivanti da una trasformazione dell’identità e da uomo e donna, marito, moglie, partner, si diventa anche genitori. In queste rappresentazioni comincia a prendere corpo, già durante la gravidanza, la presenza del feto bambino.  Inoltre, si attivano vari sistemi relazionali: ogni genitore comincia a porsi in rapporto con il figlio, c’è una relazione tra i due futuri genitori e si comincia a costruire una relazione triadica, pertanto si parla di coparenting o cogenitorialità per indicare una relazione fra due adulti che hanno la responsabilità di prendersi cura e proteggere il bambino.  Questo implica un’interazione tra i due genitori, un coordinamento dei loro comportamenti in un processo bidirezionale, che è più complesso della somma dei singoli ruoli. Il funzionamento della coppia è caratterizzato da un lato dal reciproco sostegno e dalla condivisione ma naturalmente dall’altro vi sono anche conflitti ed interferenze. La capacità triadica consiste nella possibilità di ciascun partner di vedere Sé stesso come genitore in rapporto con il figlio, senza escludere l’altro genitore, ma addirittura vedendolo come parte della relazione, in connessione con Sé stesso (Ammaniti et al., 2011,). La cogenitorialità assume differenze notevoli a seconda di come la coppia affronta la gravidanza. In alcune coppie il rapporto sentimentale si intreccia fin dall’inizio con il desiderio di avere un figlio insieme; in altre non è detto che tale desiderio si manifesti in tutti e due i partner contemporaneamente, spesso è la donna ad avvertire per prima l’esigenza di diventare madre, altre volte è l’uomo a sentire per primo il desiderio di un figlio e comincia a parlarne con la propria compagna (Ammaniti, 2008).

78d398ddbe3ffbe082284b42b9e2ffc1_XLAmmaniti e i suoi collaboratori (2010) hanno evidenziato il contributo che l’ecografia ostetrica apporta alla formazione e al consolidamento sia del legame materno – fetale sia della relazione padre – bambino; in quanto l’ecografia rende la presenza del bambino più visibile per entrambi i genitori e può favorire la transizione alla paternità, dato che l’uomo in attesa di un figlio non è direttamente coinvolto nei cambiamenti fisici della gravidanza ed il suo contatto con il bambino è mediato principalmente dai cambiamenti corporei della partner. L’ecografia è un’occasione importante per diversi motivi: in primis perché i padri possono vedere il bambino già durante la gravidanza e si sentono meno estranei rispetto al suo andamento; oltretutto trasmette un senso di rassicurazione ai genitori, in particolare alla madre che generalmente si preoccupa che il bambino sia sano, che cresca in modo adeguato; infine stimola la cogenitorialità perché i genitori condividono la visione dell’immagine del bambino e discutono sul sesso; sulle caratteristiche; sulle aspettative; su quello che vogliono e non vogliono; su certe somiglianze familiari. Inoltre, anche la relazione co – genitoriale può essere influenzata dall’ecografia ostetrica, poiché mentre quest’ultima viene eseguita la coppia ha un’esperienza condivisa di “contatto” con il figlio che stimola emozioni intense e favorisce la condivisione delle fantasie coscienti sul figlio e la capacità di anticipare le relazioni familiari future senza escludere il partner o il bambino dalla relazione.

ob_123595_pensare-ad-un-figlioIl divenire padre o madre costituisce forse l’esperienza più coinvolgente, profonda, e definitiva della vita umana, rappresentando un legame destinato a durare per sempre. Bisogna anche considerare che il desiderio di un bambino è strettamente legato anche a fattori attinenti alla storia specifica della coppia o alle esperienze fatte dai coniugi nell’ambito dei rispettivi nuclei di origine. Il desiderio riproduttivo assume valenze diverse per l’uomo e per la donna ed è strettamente legato alle rappresentazioni interne, alla personalità, alle esperienze infantili, al rapporto con i propri genitori, al proprio essere stato ed essere tuttora figlio (Simonelli, 2002; Stilgenbauer, 2014).

Da un punto di vista maschile, la decisione di avere un figlio difficilmente parte da una pianificazione razionale bensì tale scelta è legata ad una fase in cui il rapporto di coppia è avvertito come sufficientemente sicuro per desiderare e accogliere l’idea di una nascita, pertanto l’inizio di una gravidanza dà senso e segna una fase importante per la coppia. Stilgenbauer afferma: <<La scelta di paternità non può prescindere dalla costruzione dell’accoglienza generativa di coppia, dall’incontro con il reciproco altro desiderio di maternità, condizione affettiva imprescindibile da cui prende visibilità la nascita di un desiderio terzo, elemento che accomuna il lui alla lei; questo desiderio che chiamo terzo è l’ambiente emozionale in cui il concepimento troverà accettazione>>. Dal punto di vista femminile, Brazelton e Cramer (1990) sostengono che la decisione di diventare madre sottende molteplici motivazioni psicologiche che sono alla base del desiderio di maternità, prima fra tutte vi è l’identificazione, cioè il desiderio di essere la madre nutrice e l’attuazione di tutti i comportamenti ad essa relativi. La seconda motivazione è costituita dal desiderio della donna gravida di essere perfetta e onnipotente, di sperimentare cioè il proprio corpo come produttivo e potente, sostituendosi alle sensazioni di vuoto e alle preoccupazioni derivanti dalle imperfezioni corporee. La terza motivazione è quella della fusione intesa come il desiderio di tornare all’unità originaria con la propria madre. La quarta motivazione è il desiderio di rispecchiarsi nel bambino, ossia di vedere riflessi nel bambino i segni della propria creatività e della propria capacità di allevare. La quinta è la considerazione del bambino come un’estensione non solo del corpo materno ma anche del proprio Sé grandioso. Dunque, tali desideri narcisistici sono indispensabili affinché la donna consideri il proprio bambino come unico, come “l’oggetto” più prezioso della sua vita, per far sì che si instauri quel particolare e specifico legame che lega ogni donna al proprio figlio (Odorisio, 2010).

Riassumendo, la volontà di procreazione nasce dalla condivisione del desiderio dei partner di accogliere insieme una nuova vita e di unirsi in maniera profonda per permettere un’evoluzione della loro vita e di quella di coppia.

Tribolazioni-17-Perseguire-o-desiderare-Rubrica-di-Psicologia-quadrato-300Purtroppo, però ci sono casi in cui la scelta di avere un figlio rappresenta un percorso decisionale di coppia che non sempre coincide temporalmente per entrambi i partner, semplicemente perché alla base vi sono desideri diversi; spesso capita infatti che l’esigenza di avere un bambino sopravvenga prima in uno dei due partner rispetto all’altro. Quando la voglia di avere un figlio appartiene solamente ad una persona della coppia può iniziare un periodo difficile della vita a due rispetto agli obiettivi comuni e al futuro che li riserva. Il primo problema da affrontare è capire l’origine della mancanza di desiderio dell’avere un figlio. I motivi più comuni per cui una persona non desidera avere un bambino possono essere riassunti nei seguenti: la paura di perdere i propri spazi e la propria libertà; il timore di vedere spegnersi il rapporto univoco con il proprio partner che si dovrebbe a quel punto dividere con una terza persona; la paura di non essere in grado di assumersi la responsabilità di un altro individuo, il timore di non essere in grado di educarlo e di proteggerlo dai problemi del mondo. Le donne dal canto loro diventano più pressanti quando l’orologio biologico inizia a ticchettare con insistenza quasi a sottolineare il tempo che passa inesorabilmente. Razionalmente, il momento giusto per fare un figlio potrebbe essere la sicurezza economica dei partner, il possedere una casa, la stabilità del rapporto, ma tutto questo non basta. La decisione di avere un figlio è un salto nel vuoto che si compie in due e se uno ha paura l’altro deve aiutarlo, quanto meno a capire perché vuole aspettare. Ma la persona che invece lo desidera è disposta ad aspettare? E soprattutto per quanto tempo? Alla base di tutto è fondamentale che vi sia un dialogo sincero e appassionato. È auspicabile infatti che un bambino sia figlio non solo dell’amore tra due persone, ma anche il frutto di una sinergia di pensieri puri, leali, pieni di fiducia e passione per la vita. Tanto da generarne una nuova da ammirare nella bellezza della sua crescita ed evoluzione (Rotriquenz, 2014).

Bibliografia

Ammaniti, M., Mazzoni, S., & Menozzi, F. (2010). Ecografia in gravidanza: studio della co – genitorialità. Infanzia e Adolescenza, 9 (3), 151 – 157.

Ammaniti, M., Mazzoni, S., & Menozzi, F. (2011). Cogenitorialità e gravidanza: uno studio ecografico. Interazioni (2), 49 – 56.

Brazelton B., Cramer B. (1990).  Il primo legame.  Milano: Frassinelli 1991.

Capodieci, S., Ferraro, I., Dall’Albra, B., Rupolo, G., Baldo, M., & Canu, B. (1990). Gravidanza, maternità, paternità e vita sessuale di coppia. Rivista di sessuologia, 14, 331 – 346Simonelli, C. (2002). Psicologia dello sviluppo sessuale ed affettivo. Roma: Carocci.

Odorisio, F. (2010). Gravidanza e maternità. Infanzia e Adolescenza, 9 (3), 170 – 177.

Rotriquenz, E. (2014). Coppia: dubbi, paure e divergenze rispetto al desiderio di avere un figlio. Rivista online (www.lifestyle.tiscali.it).

Stilgenbauer, A. (2014). Il desiderio di paternità. Rivista online (www.studiodegama.blogspot.it).

 

Dr.ssa Consiglia – Liliana Zagaria

 

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