Eterogenitorialità e omogenitorialità: una lettura psicologica

Quali somiglianze e quali differenze sono presenti nel contesto socioculturale??

immagine-articolo-genderCon il termine “genitorialità” si fa riferimento alla capacità individuale di espletare il ruolo di genitore, attraverso l’adozione di una serie di comportamenti finalizzati a nutrire, accudire, proteggere, dare affetto e sostegno, educare, promuovere l’autonomia e l’indipendenza della prole (Patrizi, et al., 2010).

Dèttore & Parretta (2013) definiscono il genitore come quell’ individuo che si occupa e si prende cura di ogni aspetto della crescita di un bambino, nutrendolo, proteggendolo e guidandolo attraverso il corso dello sviluppo, indipendentemente dal fatto che si tratti di un genitore biologico (madre o un padre) o di un genitore adottivo (custode affidatario). 

Oggigiorno, viviamo in un contesto socioculturale fortemente eterosessista, permeato da ideologie eteronormative ed omofobe, la cui tendenza è quella di considerare la genitorialità come un costrutto che prende forma all’interno di una famiglia nucleare fondata sull’istituto del matrimonio, basato su un legame di tipo eterosessuale e che l’esercizio della funzione genitoriale risulta adeguata solo all’interno di una riconosciuta e riconoscibile forma familiare.

Fruggeri (2005) dimostra, però,  che esistono modalità di esercizio della funzione genitoriale che ben si differenziano dai contesti convenzionalmente riconosciuti; ovvero non necessariamente la genitorialità debba essere sovrapponibile o consequenziale alle seguenti dimensioni (Taurino, 2012):

  • generatività: la genitorialità può essere adeguatamente espressa anche in assenza della generatività biologica. Il riferimento è al caso delle famiglie adottive, alle situazioni di affidamento familiare, all’affidamento a case famiglia o a comunità educativo- residenziali per minori vittime di maltrattamento e abuso;
  • coniugalità: la funzione genitoriale può essere esercitata anche in assenza della relazione coniugale, come nel caso della monogenitorialità (ragazze madri/ ragazzi padri) o nelle situazioni di vedovanza;
  • matrimonio: l’esercizio della funzione genitoriale prescinde dal vincolo matrimoniale considerato come unico istituto che consente il riconoscimento legale/sociale della relazione coniugale. Il rimando è al caso delle coppie di fatto con figli nati all’interno di tale tipologia coniugale, oppure alle situazioni di separazione/divorzio in cui la rottura dell’asse matrimoniale non determina di per sé l’interruzione della capacità genitoriale;
  • unicità del nucleo familiare: l’esercizio della funzione genitoriale non va necessariamente ancorato a un unico nucleo familiare, dal momento che esistono strutture familiari, quali le famiglie allargate, ricomposte, ricostituite, che si articolano su differenti nuclei intersecati fra loro;
  • differenze di genere e differenze di ruolo coniugale: le funzioni genitoriali possono essere esercitate anche in contesti familiari in cui i ruoli coniugali non sono necessariamente legati alla differenza di genere dei partner, come nel caso delle coppie/famiglie omosessuali.

023756923-162d4afa-f300-489f-894a-7169a619fe78Quanto riportato da questi studiosi trova conferma nel fatto che le coppie omosessuali hanno a lungo lottato e continuano ancora adesso a  scontrarsi  con molteplici aspettative eteronormative che stigmatizzano e discriminano le famiglie omosessuali,  opponendosi fortemente al matrimonio e alla genitorialità, infatti le coppie omosessuali solo recentemente, dopo l’approvazione del Decreto di Legge Cirinnà, sono riuscite ad ottenere un riconoscimento che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso e ne disciplinaleconvivenze.

La-coppia-omosessuale-e-l_omogenitorialità-680x365-680x365Dèttore & Parretta (2013), vista la larga e diffusa convinzione per la quale le caratteristiche implicite delle famiglie omosessuali influenzerebbero negativamente la crescita dei figli, hanno illustrato una serie di contributi presenti in letteratura, i quali evidenziano una serie di somiglianze e di differenze tra famiglie eterosessuali e famiglie omosessuali.  images (1)Ciò che emerge da tali studi è che le coppie omosessuali (in particolare lesbiche) sono maggiormente eque sia nella suddivisione dei compiti sia nella contribuzione finanziaria, ed inoltre comunicano in maggior misura ed in maniera più efficace rispetto alle coppie eterosessuali, nelle quali il non detto alimenta una serie di vissuti disfunzionali tra i partner. Pertanto indipendentemente dall’orientamento sessuale, è presente in ogni individuo il desiderio di condividere con il partner l’esperienza della genitorialità per soddisfare pienamente i bisogni sociali ed emotivi dei figli, oltre al desiderio di raggiungere obiettivi personali, curare la relazione di coppia e provvedere al sostentamento economico e materiale della famiglia.

Dèttore & Parretta (2013)  hanno anche affrontato il discorso portato avanti dalla società secondo cui l’atipicità delle strutture e delle dinamiche familiari omosessuali costituirebbe un fattore di rischio per un processo di sviluppo deviante dell’identità di genere nei figli. Ancora una volta in letteratura viene ribadito che non sono presenti dimostrazioni scientifiche che confermano tale ideologia, ossia che la non eterosessualità genitoriale possa impattare negativamente sullo sviluppo psicologico, socioaffettivo e relazionale dei figli di omosessuali. Specificamente gli autori hanno analizzato anche gli esiti di sviluppo e l’adattamento psicologico dei figli dei genitori LGB nel migliore interesse del bambino dedicandosi a numerosi parametri di adattamento, quali: la presenza di psicopatologia; l’andamento dello sviluppo di genere; i livelli di autostima; i disturbi comportamentali; le relazioni interpersonali; l’andamento scolastico; l’abuso di sostanze e la presenza di comportamenti antisociali. Da una serie di studi che hanno preso in considerazione tali indicatori nei figli di genitori omosessuali confrontandoli con gli stessi nei figli di genitori eterosessuali è emerso che i figli di coppie eterosessuali presentano maggiori difficoltà di adattamento psicologico, relazionale o di sviluppo di genere rispetto ai figli di coppie omosessuali.

unioni_civili_2Taurino (2012) insiste sul rimando socioculturale sottolineando che l’orientamento sessuale è una dimensione autonoma, che non interferisce con nessuna delle componenti alla base della funzione genitoriale stessa. Non ci sono presupposti teorico-concettuali, al di là di visioni preconcette, sulla base dei quali è possibile asserire che una persona con orientamento sessuale omosessuale sia un individuo incapace di garantire protezione, affetto, cura e sicurezza. Sulla stessa linea di pensiero non ci sono variabili in grado di chiarire, in modo inequivocabile, che una persona eterosessuale è di default in grado di offrire in modo adeguato la protezione, l’affetto, la cura e la sicurezza del bambino, sulla scorta di caratteristiche e aspetti innati e naturali. downloadI casi di maltrattamento ed abuso sull’infanzia presenti in famiglie nucleari con genitori eterosessuali mettono per esempio in evidenza che l’eterosessualità non è immediatamente collegata a un’adeguata espressione della genitorialità, sottolineando inoltre che la grave disfunzionalità di tali famiglie sia da collegare a complessi fattori di rischio interagenti tra loro e non all’orientamento sessuale dei genitori. Ne consegue che la variabile orientamento sessuale è completamente indipendente rispetto all’esercizio (funzionale o disfunzionale) delle capacità insite nel costrutto di genitorialità (sia eterosessuale, sia omosessuale).

Pertanto, è di fondamentale importanza accedere a un’integrazione di rappresentazioni e costrutti che, superando pregiudizi e preconcetti, siano in grado di spiegare, analizzare e descrivere i processi alla base delle diverse tipologie familiari. Tale integrazione introduce categorie di analisi che consentono la legittimazione di altre configurazioni che coesistendo con la famiglia nucleare, ampliano il ventaglio della variabilità esistente, presentando la pluralità come valore, ricchezza, possibilità, e non come minaccia, disordine, crisi. La famiglia e la genitorialità omosessuale rappresentano, rispettivamente, una delle possibili composizioni del sistema familiare e una delle possibili espressioni della genitorialità, al pari di tutte le altre, inclusa quella basata sulla consequenzialità tra coniugalità, eterosessualità dei partner, matrimonio e generatività.

Bibliografia

Dèttore, D., & Parretta, A. (2013). Crescere nelle famiglie omosessuali. Un approccio psicologico. Roma: Carocci.

Fruggeri, L. (2005). La famiglia nella ricerca e nell’attualità sociale: tematiche emergenti e nuovi modelli d’analisi. In P. Bastianoni, & L. Fruggeri, Processi di sviluppo e relazioni familiari (p. 109 – 126). Milano: Unicopli.

Patrizi, C., Rigante, L., Matteis, D., E., . . . V. (2010). Caratteristiche genitoriali e stili di parenting associati ai disturbi internalizzanti in età evolutiva. Psichiatria e Psicoterapia, 29(2), 63 – 77.

Taurino, A. (2012). Famiglie e genitorialità omosessuali. Costrutti e riflessioni per la disconferma del pregiudizo omofobico. Rivista internazionale di filosofia e psicologia, 3(1), 67-95.

Dott.ssa Consiglia – Liliana Zagaria

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