ADOLESCENTI E SMARTPHONE: il fenomeno del “sexting”

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Come abbiamo già visto in questo articolo e come è stato riportato dallo studio “Net Children Go Mobile” (Mascheroni e Ólafsson, 2014),  che ha visto coinvolti 3500 ragazzi tra 9 e 16 anni di sette differenti paesi (Italia, Danimarca, Romania, Regno Unito, Belgio, Irlanda e Portogallo), l’età di contatto con il mondo virtuale nel corso degli ultimi anni si sta abbassando sempre di più (Livingstone et al., 2011) ed è possibile vedere come mediamente i ragazzi usino Internet per la prima volta intorno agli 8.5 anni, possiedano un cellulare verso i 9.5 e ricevano lo smartphone a 12 (Mascheroni e Ólafsson, 2014).

Siamo perennemente connessi, intrecciando una rete immensa di relazioni virtuali, annullando le distanze materiali. Tuttavia la prossimità virtuale rende i legami reali più superficiali, più veloci ed al contempo più brevi: con la stessa velocità con cui ci si tiene in contatto, si chiudono i rapporti  con un  semplice click. Si crea così un’illusione dorata nella quale la quantità di contatti che si hanno, sono finalizzati al nutrimento della propria autostima: la condivisione spasmodica di ogni momento della nostra giornata, dei sentimenti, degli eventi di vita, sono una ricerca continua di consensi come se stessimo perennemente in vetrina a vendere la nostra immagine.went-to-the-moon-took-5-photos-went-to-the-3069990

E mentre curiamo le relazioni virtuali, ci isoliamo fisicamente dai contesti sociali in cui siamo immersi.  Il corpo che prima era il nostro mezzo di contatto col mondo ora funge da biglietto da visita, da fotografare e condividere, ed i “like” ricevuti testimoniano il nostro valore alla comunità, ma soprattutto a noi stessi.

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L’associazione psichiatrica americana A.P.A. ha ufficialmente riconosciuto la dipendenza da selfie, ovvero gli autoscatti eseguiti con il telefonino, come una vera e propria mania e disturbo mentale. Gli psichiatri americani l’hanno chiamata “selfies”, ovvero il costante desiderio e pressante mania di farsi autoscatti in ogni luogo o posizione per far vedere al mondo cosa stiamo facendo. La selfie addiction, come anche altre dipendenze comportamentali è spesso centrata sull’immagine corporea, sul perfezionismo e su un’autostima patologicamente bassa.

La possibilità diffusa ed immediata di scattarsi foto  e condividerle ovviamente non esula dal condividere anche ciò che di più intimo c’è nella dimensione umana: la sessualità. Un fenomeno che negli ultimi 10 anni è diventato dilagante tanto da allarmare genitori ed educatori è il Sexting ( dal connubio di Sex e texting) ovvero la pratica di condividere messaggi, immagini o video a contenuto sessuale,  tramite  email, social network e app di messaggistica istantanea. Non è diffusa solo tra gli adolescenti e preadolescenti, ma anche tra giovani e adulti.  Essendo un fenomeno recente, la ricerca sta cominciando ora a definirne i rischi e le normali manifestazioni delle prime esplorazioni amorose e sessuali dei giovanissimi (Pellai, 2015) .

Secondo uno studio americano (Lenhart, 2009) gli scenari di base del sexting riguardano la sperimentazione dell’identità e intimità sessuali degli adolescenti quando non sono sessualmente attivi, può essere la componente di una relazione sessuale tra due partner o il preludio della stessa.

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sul web ci sono moltissimi siti che suggeriscono le app più sicure per praticare il sexting

Da una parte si può scorgere il significato protettivo di questa pratica, spostando sul piano virtuale il coinvolgimento sessuale per il quale in preadolescenza non si è ancora pronti. In questa accezione il sexting, secondo Pellai, potrebbe essere considerato un atto sessuale attraverso cui esplorare alcuni aspetti come curiosità, eccitazione, stimolazione dell’interesse e del desiderio dell’altro, ma in modalità protetta: il corpo nudo può essere condiviso attraverso un autoscatto o la webcam, senza che l’altro possa toccarlo. Il sexting offrirà una sorta di “palestra” in cui misurarsi con l’immagine del corpo sessuato e con l’imbarazzo che suscita l’idea di condividerlo con qualcuno (Pellai,2015). Tuttavia c’è il rischio di sottovalutare il fatto che una comunicazione esplicita e spesso pornografica possa compromettere il percorso evolutivo dell’adolescente (Quattrini, 2015). In giovane età la gestione delle dinamiche affettive può risultare molto complessa ed è facile che se ne perda il controllo. La volubilità dei sentimenti adolescenziali e la facilità con la quale le relazioni amorose iniziano e terminano, rischiano di compromettere il benessere individuale quando l’utilizzo di certe immagini sfugge al controllo di chi le invia e le riceve. Non dobbiamo dimenticare che tutto ciò che viene postato e condiviso nella rete non è più di nostra proprietà, è accessibile a chiunque e come riportato da vari fatti di cronaca può essere causa di derisione, pregiudizio, estorsione, diffusione del materiale presso terzi e conseguenti comportamenti persecutori o abusi sessuali. In questi casi ,  la “bravata” di un giovanissimo può diventare qualcosa di particolarmente pericoloso, perché non solo vi è la mercificazione del corpo e della sessualità, ma si realizza la possibilità di entrare in contatto con adulti estranei interessati a comprare una sessualità immatura (Quattrini, 2015).

I genitori di oggi sono i primi a districarsi con i  nativi digitali, che si confrontano precocemente con il mondo degli adulti e spesso senza avere le giuste risorse interne. Per questo è importante fare presente ai giovani le conseguenze a lungo termine di quelli che per loro sono comportamenti innocui ,mentre si destreggiano nella rete. Le conseguenze di alcuni atteggiamenti che si esplicano nel virtuale , hanno echi nel mondo reale per lungo tempo.

Dott.ssa Sara Longari

Bibliografia:

Lenhart A. (2009), << Teens and sexting: how and why minor teens are sending sexually suggestive nude or nearly nude images via text messaging>>, Pew research center, http://www.pewinternet.org/2009/12/15/teens-and-sexting/.

Pellai A.(2015), Tutto troppo presto. L’educazione sessuale dei nostri figli nell’era di internet. DeAgostini- Milano

Quattrini F. (2015), Parafilie e devianza. Giunti-Firenze

Spaccarotella M. (2016), Slides “la consulenza delle dipendenze comportamentali”; corso di Psicosessuologia IISS Roma

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