Una favola senza lieto fine: il Narcisista Patologico e la Dipendente Affettiva.

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img dal blog P. Busonero

Quante volte ognuno di noi , nel ciclo di vita, ha fatto esperienze di relazioni amorose nelle quali non si è sentiti completamente corrisposti? La sensazione era sempre quella di dedicarsi all’altro in modo superiore a quanto l’altro ci corrispondesse. I rapporti di coppia sono difficili, specialmente considerando che ognuno porta con sé un bagaglio di esperienze ed una storia personale che deve necessariamente incontrarsi col bagaglio e l’esperienze dell’altro. Quando però, ci rendiamo conto che ogni nostra relazione di coppia è caratterizzata da un peso troppo sbilanciato su di noi, quando sentiamo che con ogni partner siamo noi a donare , a dedicarci completamente e non troviamo mai qualcuno che ci corrisponda come vorremmo e come sentiamo di avere bisogno, allora potremmo trovarci di fronte ad una condizione particolare: la sindrome della crocerossina. Questa forma di dipendenza affettiva è denominata al femminile poiché, socialmente e culturalmente le donne sono maggiormente predisposte a sviluppare questo schema relazionale disfunzionale. Come già trattato in questo articolo   queste donne sviluppano una sorta di ossessione per il partner, dipendono in tutto e per tutto da quest’ultimo, senza il quale si ha la sensazione di una totale perdita di controllo e, pur di non perdere la sua presenza vitale, si è disposti a tutto, fino all’annullamento della propria esistenza in quanto persona unica con desideri e bisogni peculiari (Guerreschi, 2011). L’altro diventa quindi un mezzo e non un fine, un modo per colmare il vuoto affettivo ed esistenziale che le crocerossine si portano dentro. Il copione disfunzionale che si ritrova spesso in queste donne è  rendere l’altro responsabile della propria felicità. Nonostante le crocerossine soffrano di non essere corrisposte da partner che si rivelano invece freddi, distaccati, spesso svalutanti,esse si convincono che dedicandosi maggiormente il loro partner cambierà, e le amerà colmando la sensazione di vuoto che ha origine nello sviluppo dell’attaccamento genitoriale dell’infanzia, solitamente ambivalente.  Le bambine crescono in questi nuclei famigliari imparando che l’oggetto d’amore è la condizione indispensabile per stare bene, in cui uno dei due genitori (solitamente la madre) è dipendente dall’altro(Consolo, 2016). Anche nel rapporto con il padre, queste donne non sono state contenute, accolte e rinforzate, sviluppando così una bassa autostima che le fa credere di non meritare un partner che le ricambi realmente e restando invece attratte da persone bisognose, che devono salvare, che credono di poter cambiare, come nella fiaba de “la Bella e la bestia” dove la credenza è che anche dietro una figura mostruosa può celarsi un principe, che con l’amore e la devozione di Belle  può tornare ad avere  sembianze umane( Passani,2018).La-bella-e-la-bestia

Le donne che amano in maniera così totalizzante, vivono una sessualità apparentemente molto intensa: maggiori saranno i conflitti con il partner, più intenso sarà il rapporto sessuale. Questo accade perché la sessualità è vissuta dalla crocerossina come l’unico modo di avvicinare il partner, il corpo è un mezzo di controllo che però spesso incappa in disfunzioni sessuali come l’anorgasmia (Consolo ,2016).

Dall’altra parte vi è il Narcisista Patologico che ha in comune con la dipendente affettiva la paura dell’abbandono, ma a differenza di quest’ultima riesce a superarla negando il bisogno degli altri. All’inizio della relazione si mostra per ciò che non è, riempiendo di attenzioni la donna dipendente, è seduttivo, misterioso, corteggiandola in maniera spudorata, mostrandosi bisognoso di affetto, per adescare la crocerossina che non aspetta altro che qualcuno da salvare. Per quanto disfunzionale, la coppia si bilancia: La persona con personalità narcisista ha, infatti, bisogno viscerale di qualcuno da schiacciare o da denigrare, perché solo così potrà essere confermato il suo valore. Cerca ammiratori, non vere relazioni. La sua sensibilità verso il dolore altrui è anestetizzata e il suo rapporto con i più bisognosi è fondamentalmente sprezzante (Manzini,2018). narcisista-1199x480

La totale e completa ammirazione e dedizione della dipendente, per il Narcisista non è altro che un’eco per il suo ego: la conferma del suo sé grandioso, della sua potenza, della sua superiorità. Sminuendo gli altri il narcisista elogia sé stesso.  In realtà anche il Narcisista ha una storia difficile che nasce dal suo nucleo famigliare: la sua mancanza di empatia e il suo senso di onnipotenza gli impediscono di stabilire una vera intimità con “l’altro”, attuando una difesa che lo protegge dal rischio dell’abbandono, convincendosi di non aver bisogno di nessuno. L’aspetto di manipolazione è sottile e si nasconde dietro il meccanismo di graduale ritiro su sé stesso: da un iniziale principe azzurro, che già nei primi mesi di relazione fa grandi promesse, riduce mano a mano le dimostrazioni di interesse, sottraendosi sempre di più e iniziando a svalutare il partner . A volte, sotto la minaccia dell’abbandono, isola il partner dai rapporti precedenti la relazione (genitori, lavoro, amici). In un circolo vizioso, il narcisista diventa sempre più indispensabile perché fa terra bruciata intorno all’altro, esercitando in questa maniera una forma di controllo sempre più pressante. Il partner dipendente, anche se capisce che non va bene e che vorrebbe chiudere, non ce la fa. E’ il meccanismo della dipendenza, simile anche nella dipendenza da sostanze. Quando le persone dipendenti cercano di chiudere la relazione, possono addirittura subire maltrattamenti fisici e psicologici. È un modo per dire all’altro: tu mi appartieni. Il maltrattamento è una  forma estrema di controllo che serve ad intimorire sempre di più la vittima, a umiliarla e a toglierle potere(Borgioni, 2015). Questo tipo di interazione patologica, si verifica anche nelle situazioni di violenza domestica, che spesso sfociano nel femminicidio. FEMMINICIDI-640x320

Quando  la crocerossina riesce a liberarsi di questa relazione tossica, il narcisista vive una profonda ferita alla sua immagine onnipotente, ma trincerandosi subito dietro le sue convinzioni si mette alla ricerca di un’altra persona, sotto il meccanismo della coazione a ripetere. Sono soggetti molto resistenti alla terapia psicologica poiché autoreferenziati, convinti di essere privi di dubbi e insicurezze, è difficile che si mettano in discussione, raro che si sottopongano  ad un percorso personale di cambiamento.

D’altra parte, le donne dipendenti affettive, quando riescono a intraprendere un percorso di cambiamento, imparano ad amare se stesse, riconoscendo i vuoti affettivi della loro vita. Questo processo le porterà a vivere rapporti reciproci e non simbiotici, ascoltando le loro esigenze e per la prima volta, conoscendosi realmente come individui.

Dott.ssa Sara Longari

Bibliografia:

Consolo I.- Il piacere femminile, Giunti 2016

Sitografia:

https://d.repubblica.it/life/2018/03/16/news/coppia_dipendenza_affettiva_e_narcisismo_patologico_come_riconoscere_un_uomo_narcisista_identikit-3894287/

https://www.dipendiamo.blog/2017/11/17/la-coppia-la-dipendente-affettiva-narcisista/

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