Donne dei giorni nostri: vittime di un percorso ad ostacoli tra carriera e maternità.

Screenshot-32L’8 marzo di ogni anno si festeggia la Giornata Internazionale della Donna, un’occasione per riconoscere le conquiste femminili sul piano dei diritti, dell’economia e della politica e per riflettere sulle discriminazioni e sulle violenze che, ancora oggi, colpiscono il genere femminile.

Sulla base di quanto appena detto, oggi ho voluto appositamente scrivere questa riflessione che arrovella la mia mente, malgrado sia passato circa un secolo da quando queste battaglie sono state compiute e nonostante tutto continuano ancora tutt’oggi.

E’ impressionante notare come attualmente il genere femminile, ahimè, è colpito dalla crescente tensione causata dalla convivenza tra aspettative sociali, desiderio di procreazione e necessità di carriera. Oggi si chiede alla donna di essere bella, elegante e ben tenuta e di dedicare molto tempo alla cura della persona; ma ciò non le deve impedire di competere intellettualmente con gli uomini e con le altre donne, di far carriera, e anche di innamorarsi romanticamente di un uomo e di rappresentare il tipo ideale di moglie-amante e di madre. manager-knYB-U43420525674162TDE-994x556@Corriere-Web-SezioniIl quadro sociale attuale, dipinge l’immagine di una donna che, pur di realizzarsi lavorativamente nella professione che ama, ha investito prima nella propria formazione con percorsi di studio impegnativi (in termini sia di tempo che di fatica) e ben riusciti, i quali purtroppo hanno generato un ritardo nell’ingresso del mercato del lavoro. E’ una donna che ha investito su se stessa e sui suoi solidi progetti professionali, in virtù di un senso d’identità individuale, indipendente ed ambizioso per cui lavorare non è solo sacrificio ed impegno, ma anche piacere, passione da coltivare, sfida e curiosità.

orologio-biologicoNon bisogna tralasciare la difficile conciliazione tra la voglia e/o necessità di carriera con il desiderio di famiglia e/o procreazione, ovvero tutti questi aspetti socio – lavorativi mettono la donna nella condizione di rimandare il matrimonio e il concepimento di un figlio a data da destinarsi, pur di garantire a quest’ultimo una dignità! Questo continuo rimando però, deve anche trovare una cornice spazio – temporale definita dal ticchettio dell’orologio biologico che condiziona i tempi riproduttivi della donna. Pertanto gli aspetti emotivo – affettivi e relazionali di quest’ultima non rivestono un ruolo di secondaria importanza.

Purtroppo la fotografia delle condizioni socio-lavorative nazionali rappresenta una serie di ostacoli all’occupazione femminile e alla carriera delle donne, che restano in Italia problemi in larga misura irrisolti e temi di dibattito nel terzo Millennio. Le donne italiane sono più brillanti lungo il percorso formativo rispetto agli uomini, ma scontano un forte divario in termini occupazionali, contrattuali e retributivi.  La letteratura e molte ricerche condotte in ambito nazionale ed internazionale evidenziano come le cause delle differenze di genere nel mercato del lavoro siano riconducibili a tre fattori:

  1. lo scarso riconoscimento degli investimenti in istruzione delle donne fin dal loro ingresso nel mercato del lavoro;
  2. problemi ancora irrisolti in merito alla conciliazione tra vita familiare e lavoro, con asimmetrie di genere all’interno delle coppie;
  3. fattori socio culturali che portano a resistenze in merito ai compiti “appropriati e
    socialmente desiderabili” in base all’appartenenza di genere.

Una volta entrate nel mercato del lavoro, e anche quando si è titolari di un contratto a tempo indeterminato e quindi protetto, le difficoltà continuano rispetto alle esigenze di conciliazione tra lavoro e famiglia in assenza di politiche di sostegno, di una insufficiente disponibilità di servizi e di una non equa ripartizione del lavoro di cura con il  partner.

La maternità sembra essere l’ostacolo maggiore per le donne italiane, un figlio viene considerato un “problema” dai datori di lavoro e il divario salariale tra donne e uomini è abissale. Le statistiche dimostrano che spesso, sarebbero i datori di lavoro ad escludere le donne, da occupazioni “maschili” (quelle che lo stereotipo di genere associa agli uomini come più adatti) e da compiti di responsabilità in ragione di quegli stessi pregiudizi. Se guardiamo ai livelli di inquadramento (operai, impiegati, quadri e dirigenti), un dato interessante è quello che riguarda il reclutamento di figure professionali di elevato profilo (quadri o dirigenti): queste sono prevalentemente maschili. Siamo quindi di fronte a una doppia disuguaglianza: da una parte le donne vengono complessivamente assunte in misura inferiore rispetto agli uomini, dall’altra parte i dati ci consegnano un’immagine anche di disuguaglianza in merito ai “reclutamenti eccellenti”, ossia quelli per le posizioni dirigenziali e apicali.

Essere dei professionisti affermati e allo stesso tempo dei buoni genitori non è impossibile e conciliare carriera e impegni familiari non è affatto un’utopia, sottolineando che delle recenti statistiche mettono in luce che molti soggetti, di cui molte donne, sono riusciti a farlo. Basterebbe semplicemente cambiare, nell’epoca 3.0 in cui la tecnologia ci sovrasta, la cultura manageriale attraverso l’implementazione di “strumenti di conciliazione” come lo  smart working, asilo nido aziendale, lavoro part-time e corsi di rientro dalla maternità.

 

images (4)È possibile affermare, dunque, che la lotta in questione deve innanzitutto partire da un importante cambio culturale e di mentalità che promuova, nel tempo, la riformulazione (e non solo) anche dei modelli di business, creando i meccanismi necessari per poter rispettare i diritti delle donne che, oltre a un lavoro e a una carriera, hanno anche il desiderio e il coraggio di diventare mamme.

 

Dott.ssa Consiglia – Liliana Zagaria

Sitografia:

 

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