Le implicazioni del cancro nella sessualità femminile.

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Il mio lavoro di psico-oncologo inizia nel 2015, dopo la Laurea e un Master di secondo livello, presso il reparto di Oncologia Medica & Breast Unit dell’Ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi. La scelta è stata dettata da un interesse per la disciplina e per una sempre maggiore richiesta di attenzione per le salute psicologica dei pazienti affetti da patologia neoplastica. Durante questi anni ho avuto la fortuna di partecipare a numerosi studi grazie al costate impegno e attenzione del Dott. Prof. Saverio Cinieri, Primario del reparto in questione. Ultimamente, le contingenze e le recenti ricerche, hanno reso necessario approfondire le tematiche inerenti alla sessualità e cancro. Il punto di partenza è stato lo studio condotto da un team di ricerca dell’Università dell’Iowa. Il trial in questione, pubblicato poi con un articolo dal titolo «In salute e in malattia. La patologia fisica come fattore di rischio di divorzio nell’arco della vita» (Karraker & Latham, 2015), ha riportato dati secondo cui, quando una moglie si ammala, il rischio di divorzio aumenta del 6% rispetto a quello delle coppie in cui la sposa è in salute. Secondo un’indagine della Fondazione Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ben un quarto delle donne che hanno avuto un tumore al seno si è poi separata dal partner il quale spesso non è stato in grado di far fronte ad un evento così traumatico. Ma qual è la situazione nel territorio pugliese? È diversa o è la medesima riportata dai ricercatori americani? Per dare risposta a queste domande si è reso necessario, presso l’U.O.C. di Oncologia Medica di Brindisi, l’attivazione di uno studio volto ad indagare le alterazioni sessuali, nonché di coppia, delle pazienti affette da carcinoma mammario.

A seguito di una diagnosi di cancro la paziente vive una grande crisi esistenziale che mette in discussione non solo la sua identità, i suoi valori e la sua progettualità ma anche la sua immagine corporea a causa delle trasformazioni fisiche determinate dai trattamenti chirurgici e farmacologici che possono portare all’insorgenza di problemi nel suo funzionamento sessuale. Le problematiche sessuali correlate al cancro e ai trattamenti solo di recente hanno ricevuto un’attenzione adeguata in oncologia. Ciò per varie ragioni. La sessualità rappresenta per certi versi un «lusso» e certamente l’ultima delle priorità nella mente dei medici e dei ricercatori. Il timore di essere intrusivi rispetto ad un’area cosi intima e la sfiducia verso possibili strategie di intervento, rappresentano ulteriori limiti che impediscono o rendono difficile un’accurata valutazione della sessualità dei pazienti.

La problematica dell’impatto sull’immagine corporea e quella riguardante la sfera sessuale sono argomenti difficilmente trattati nei colloqui con la paziente perché, soprattutto per quanto riguarda il secondo punto, manca l’apertura su ciò che spesso è considerato un tabù culturale, mentre rappresenta un valore personale e relazionale imprescindibile anche in un momento di forte difficoltà per i pazienti.

image2Di fatto, la letteratura fino ad oggi disponibile sull’argomento ha chiaramente dimostrato come direttamente o indirettamente il cancro ed il trattamento ad esso connesso, possono influenzare desiderio, piacere e funzione sessuale in un’ampia percentuale di pazienti (Andersen & Andersen, 1989). L’obiettivo di questo articolo è di affrontare le tematiche inerenti alla sessualità femminile e al cancro dando uno spazio, seppur limitato, a quello che può essere fatto dalla persona malata, dal partner e dagli operatori sanitari per consentire alla paziente di affrontare in modo più adeguato i problemi sessuali durante i trattamenti oncologici.

La diagnosi di tumore può avere un forte impatto sul livello di interesse sessuale e sulla capacità di trarre soddisfazione dalla sua espressione. Ciò è particolarmente evidente nelle fasi immediatamente successive ai trattamenti, infatti le rimozioni chirurgiche o la radioterapia su parti del corpo che sono direttamente coinvolte nel funzionamento sessuale, potrebbero far sentire la paziente meno desiderabile sessualmente dal proprio partner mentre le conseguenze della chemioterapia potrebbero causare un cambiamento nell’immagine corporea o dello stato ormonale con conseguente peggioramento di alcuni aspetti del funzionamento sessuale, compromissione della relazione di coppia e della qualità della vita. Non di rado, infatti, assistiamo a dei cambiamenti nella relazione di coppia che viene percepita dalla persona malata come inadeguata ed insoddisfacente. È importante sottolineare, tuttavia, che il desiderio sessuale risente dell’importanza che la coppia attribuiva alla sessualità prima della malattia, alla qualità della relazione tra i partner nonché all’intesa sessuale tra gli stessi.

Come già accennato, molti trattamenti per la cura per il cancro possono alterare il funzionamento sessuale. Ad esempio, la mutilazione del seno dopo un intervento chirurgico per il tumore della mammella determina in molte donne la percezione di non essere più sessualmente attraenti. Questo può causare difficoltà nell’eccitamento e nel raggiungimento dell’orgasmo. Rilevante, inoltre, è la menopausa precoce che può essere causata da alcuni trattamenti oncologici (menopausa farmacologica) o chirurgici (menopausa chirurgica). Le conseguenze di questa condizione sono gli stessi della menopausa naturale (sudorazione, vampate di calore, insonnia o ipersonnia, irritabilità, sbalzi di umore, diminuzione della libido, faticabilità e secchezza vaginale) ma insorgono più rapidamente e spesso sono percepiti e riferiti dalle pazienti come più fastidiosi, di più lunga durata e difficili da accettare.

La maggior parte dei pazienti sente di voler riprendere la propria attività sessuale dopo la diagnosi e i trattamenti, ma come fare?

Il primo elemento alla base di una buona ripresa dell’attività sessuale consiste nell’essere adeguatamente informati sia prima di iniziare i trattamenti che dopo il loro completamento. Un confronto chiaro con il proprio medico può rendere l’insorgenza dei problemi sessualità-correlati meno angoscianti garantendone una sana condivisione. Compito del medico è richiedere il supporto di uno psicologo esperto che possa sostenere la paziente ed il relativo partner con interventi mirati che hanno, come fine, quello di incoraggiare la coppia nel riprendere l’attività sessuale affrontandone dubbi e paure. Importante, inoltre, è eventualmente indirizzare la paziente ai vari specialisti come il sessuologo in caso di grosse difficoltà nella sfera sessuale o il ginecologo nei casi in cui vi sia persistenza di dolore alla penetrazione e secchezza vaginale.

In sintesi, quali sono i consigli che possiamo dare alle nostre pazienti?

  • Richiedere al proprio medico informazioni sugli effetti delle terapie e dei trattamenti sulla sessualità discutendo sulla loro gestione ed eventuale soluzione;
  • Discutere con il personale sanitario preposto, le paure relative alla possibilità di avere un’attività sessuale con il proprio partner durante e dopo i trattamenti;
  • Parlare più apertamente con il proprio partner degli aspetti connessi alla sessualità e alle proprie difficoltà e sperimentare nuovi comportamenti e sensazioni assumendo un ruolo attivo nella relazione di coppia;
  • Riprendere gradualmente i rapporti sessuali rispettando i tempi e i desideri di ciascuno;
  • Prolungare i preliminari e/o potenziare l’eccitamento attraverso l’uso di sussidi sessuali come vibratori;
  • Condividere le fantasie erotiche con il partner.

In caso di scarsa lubrificazione e/o dolore nella penetrazione non esiste una soluzione valida universalmente ma potrebbe essere efficace:

  • Usare maggiormente la fantasia per accrescere l’eccitamento e la lubrificazione;
  • Usare, solo dopo specifica prescrizione medica, lubrificanti vaginali;
  • Praticare il sesso con maggiore frequenza sia in coppia che attraverso l’autoerotismo .

image1Va infine ricordato che l’esperienza di un trattamento chemioterapico è un viaggio lungo e pieno di insidie da affrontare e fra queste l’alterazione della propria sessualità è una delle più insidiose. Tramite una corretta e completa comunicazione, l’insegnamento di strategie di self care e un costante supporto tecnico ed emozionale, si può tuttavia aiutare il paziente a superare questo momento difficile e potenzialmente devastante. Il primo passo per una migliore gestione del problema e per fare cadere alcune barriere culturali che impediscono di parlare spontaneamente della sessualità, sarebbe quello di interrogarsi sulle personali propensioni ed atteggiamenti verso la sessualità attraverso dei percorsi di formazione specifici rivolti al personale medico ed infermieristico (Katz, 2005). La necessità di una valutazione di tali aspetti risulta fondamentale anche per prevenire che i disturbi della sessualità si associno ad altri disturbi emozionali, in particolare ai disturbi d’ansia e/o depressivi con uno scadimento delle condizioni psicologiche delle pazienti.

Dott. Dario Loparco

 

Bibliografia

Andersen, B. L., Anderson, B., De Prosse, C. (1989), Controlled prospective longitudinal study of women whit cancer: I, sexual functioning outcomes, « Journal of Consulting and Clinical Psychology », 57(6): 683-91, doi: 10.1037/0022-006X.57.6.692

Karraker, A., & Latham, K. (2015), In sickness and in health? Physical illness as a risk factor for marital dissolution in later life, « Journal of Health and Social Behavior», 56(3): 420-35, doi:1177/0022146515596354

Katz, A. (2005), The sound of silence: sexuality information for cancer patients, «Journal of Clinical Oncology», 23(1): 238-41, doi: 10.1200/JCO.2005.05.101

 

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