Quanti centimetri misura la virilità maschile?

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Da sempre intorno all’ universo maschile regna sovrana l’importanza esagerata nei confronti del proprio pene. Parlo di esagerazione volendo sottolineare l’estremismo che porta uomini e donne a costruire false convinzioni di dubbia provenienza con le quali confrontarsi. In questo articolo cercherò di fare chiarezza su due principali interrogativi:

  • Perché la lunghezza del pene è da sempre ritenuta sinonimo di virilità maschile?
  • Le misure a letto contano o no?

IL PENE. L’organo sessuale maschile, fallo o pene, rispetto a quello femminile, vagina, è maggiormente sviluppato all’esterno, motivo per cui nasce spontaneo l’interesse maggiore per l’organo, dovendo mostrare qualcosa a qualcuno. Non esistono le dimensioni del pene perfetto e questo è avvalorato dalla storia e dalle rappresentazioni che ne derivano. Nei diversi periodi storici,  il pene è stato raffigurato nelle sue più svariate forme e dimensioni, con l’obiettivo di far passare determinati messaggi riguardanti il genere maschile. Ne “Le Nuvole” di Aristofane si cita quanto segue:

“Se farai come ti dico io avrai sempre un torace muscoloso, la pelle splendida, larghe spalle, lingua corta, chiappe sode e un pisellino piccolo. Se, invece, segui il moderno andazzo, avrai la carnagione malaticcia, spalle strette, un torace da nulla, lingua di bue, cosce scarne e un pisello enorme.”

Ciò dimostra che per greci, al contrario di quanto si pensa, un pene grosso non era né bello né sinonimo di virilità, convinti del fatto che in un pene lungo lo sperma potesse avere la possibilità di raffreddarsi diminuendo il suo potere di procreazione (ovviamente la scienza dimostra che così non è!). Per tale ragione, essi preferivano un pene piccolo.

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Inoltre, come afferma il professore di antichità classiche Andrew Lear “I greci associavano il pene piccolo e non eretto alla moderazione, una delle virtù principali del loro ideale di mascolinità” tale per cui un pene grande corrispondeva ad uno scarso controllo degli impulsi, in netto contrasto con l’ideale dell’uomo greco razionale, intellettuale e rispettabile. Questo canone di bellezza ed eleganza è sostenuto anche dal famoso David di Michelangelo che nella sua perfezione, per alcuni, presenta un “difetto estetico”. Oltre a rappresentare una caratteristica reale di un pene a riposo, sottolinea ancora una volta un ideale diverso dall’attuale.

Del tutto differente è la posizione dei romani per i quali da sempre il pene raffigura il potere legato non solo alla forza maschile ma anche al potere procreativo, tanto da considerare una raffigurazione di un pene eretto un buon metodo contro l’invidia. Interessante è la storia di Priapo, divinità romana, diventato simbolo di virilità estrema da cui deriva il nome della patologia chiamata Priapismo. Proprio come Priamo dall’enorme fallo che poteva penetrare uomini e donne affermando il suo potere incontrastato, chi è affetto da priapismo presenta erezione anche per molte ore, senza volerlo, nonostante l’avvenuta eiaculazione (il sangue non defluisce dai corpi cavernosi del pene). Per qualcuno potrebbe trattarsi di un evento interessante, ma non lo è per nulla perché a lungo andare questa difficoltà può intaccare i corpi cavernosi e la corretta funzionalità del pene.

LUNGHEZZA NON E’ SINONIMO DI SODDISFAZIONE. Dalle righe precedenti abbiamo potuto apprendere che sin dall’antichità si tende ad associare il pene a caratteristiche quali virilità, forza e potere; dunque, da questa prospettiva, si potrebbe affermare che le dimensioni del pene contano! Secondo questo ragionamento, più un pene è lungo, più è virile e forte, più soddisfa sessualmente il/la sua partner. Davvero è così?! L’approfondimento scientifico ci suggerisce che la vagina è un organo elastico e distensibile (permette il passaggio di un bambino durante il parto!) in grado di adattarsi a qualsiasi dimensione. “Le pareti sono elastiche e si adattano normalmente a ciò con cui entra in contatto, tale aspetto anatomico permette alla vagina di non perdere mai il contatto con il pene durante il coito, quindi, 12 cm o 16 cm non sembrano avere poi questa diversità se associati alla funzionalità dell’atto sessuale.” (F. Quattrini, 2017)     

Da questo punto di vista, tralasciando l’aspetto preferenziale che è soggettivo, possiamo affermare che nella sua funzione sessuale un pene di 12 cm è uguale ad uno di 16. Il dilemma dimensione viene vissuto da tutti i ragazzi in fase di crescita: la sindrome da spogliatoio, le goliardie tra amici e giochi del tipo “chi fa la pipì più lontano” sono tutte situazioni all’interno delle quali nasce la sfida del membro maschile con annesse ingiurie e derisione del mal capitato con qualche centimetro in meno rispetto al gruppo lì presente. Non tutti, però, sanno che ci sono diversi modi di guardare un pene: è importante distinguere un pene visto in stato di flaccidità da uno osservato in stato di erezione (potete capire chiaramente che le dimensioni cambiano nettamente!).

lente-ingrandimento-pene“Capita spesso anche a uomini non patologici di affliggersi a causa del continuo confronto con altri. In questo caso, però, le preoccupazioni relative al proprio pene scaturiscono per lo più da un’errata percezione dovuta all’osservazione dei propri genitali da una prospettiva, per così dire, “scomoda” ovvero dall’alto verso il basso. Il risultato sarà una valutazione scorretta, soprattutto se si paragona quanto osservato su di sé con quanto visto su altri. In questi casi esercizi come l’osservarsi allo specchio per cogliere la propria fisicità da una differente prospettiva, magari provando a decentrarsi immaginando di osservare il corpo di un altro, possono essere di grande aiuto” (Quattrini, 2017).

Una persona curiosa è una persona che cercherà risposte e spesso le cerca nei contesti sbagliati: in fase adolescenziale, si cercano risposte ai cambiamenti fisici in corso; la scarsa informazione e prevenzione in materia sessuale aumenta i casi di primo approccio con la sessualità mediante la visione di filmati porno. Nasce quasi spontaneo il confronto tra il proprio organo genitale e quello dell’attore. Premettendo che gli attori porno vengono selezionati anche e soprattutto per la loro possenza e virilità, da diversi studi (Wylie e Eardley, 2007) emerge una grande variabilità nelle dimensioni del pene che, generalmente, presenta una lunghezza di 8-10 cm a riposo e 12-16 cm in erezione, in quest’ultimo caso la circonferenza è in media di 12 cm (la misurazione si effettua dal pube fino alla punta del glande). Più in generale, possiamo affermare che si definisce normale un pene eretto che oscilla tra i 12 cm e i 16 cm, macro, invece, un pene che in erezione va al di sopra dei 16 cm. Diversa è la condizione del micropene, un pene che in erezione è al di sotto dei 7 cm, in cui ci possono essere reali difficoltà durante la fase penetrativa del rapporto sessuale.

Questi luoghi comuni, purtroppo, aumentano ansie e timori negli uomini che sempre più spesso richiedono interventi chirurgici di allungamento o ingrossamento del pene (falloplastica). E’ importante fare un’ accurata diagnosi differenziale tra un problema anatomico per cui l’intervento chirurgico risulta indispensabile e la Dismorfofobia o Disturbo di dismorfismo corporeo, che, invece, è una preoccupazione esagerata per un difetto corporeo che risulta essere assente o minimo, percependo il presunto difetto come ingigantito rispetto al dato di realtà, avendone così una percezione distorta (Colombo & Robone, 2004). Nello specifico, l’ansia per il pene piccolo o “sindrome del pene piccolo” è stata descritta in letteratura in uomini che non si sentono soddisfatti, o sono eccessivamente preoccupati per la dimensione del pene, che ritengono (erroneamente) al di sotto della media (Wylie e Eardley, 2007). Ovviamente, si tratta di una percezione errata e non reale e oggettiva del pene che, in caso di intervento chirurgico, comporterebbe insuccesso perché non si tratta di un intervento legato alla corretta funzionalità del pene e soprattutto non vengono accuratamente prese in carico ansie e timori legati alla dismorfofobia peniena, che richiedono trattamento specifico dello specialista psicologo e sessuologo.

Concludendo, in materia sessuale ci sono tanti falsi miti di cui si è fermamente convinti e come direbbe Albert Einstein, “ E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.” Partendo dall’idea che pene grande non è sinonimo di potenza sessuale e nemmeno di godimento assicurato, è importante definire e sottolineare elementi che spesso vengono ignorati. Bisogna ammettere che una importante lunghezza e circonferenza vengono maggiormente apprezzate (elemento soggettivo) ma lunghezze fuori dalla media, in molte persone, provocano fastidio e dolore nonché tensione. Inoltre, è vero che un pene piccolo non permettere determinate posizioni e rischia un minore contatto continuo con la vagina, ma tanti hanno totalmente dimenticato l’importanza del clitoride che è il fulcro del piacere sessuale e può essere stimolato in tantissimi modi, direttamente o indirettamente. Per cui, prima di avviare confronti con lo specchio o con gli amici, prima ancora di fare autodiagnosi, è fondamentale rispolverare dimensioni legate alla sessualità in senso ampio, non solo penetrativa. Ancora una volta appare evidente l’importanza di una corretta educazione sessuale legata ad approfondimenti anatomici ed emozionali.

Dott.ssa Teresa Marrone

NB: Immagini prese dal web

BIBLIOGRAFIA

Colombo, P. P., Robone, C. (2004). Terapia farmacologica del Disturbo di Dismorfismo corporeo. Rivista di psichiatria.

Quattrini, F. (2017). Il piacere maschile.  Firenze: Giunti Editore.

Wylie,  K.R., Eardley, I. (2007). Penile size and the “small penis syndrome”. BJUI.

SITOGRAFIA

https://qz.com/689617/why-do-greek-statues-have-such-small-penises/?utm_source=parBBC

http://www.artediessere.net/la-sacralita-del-simbolo-fallico-di-tiziana-ciavardini/

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