Le identità multiple negli immigrati di seconda generazione.

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In un articolo precedente (link) è stato esplorato il costrutto dell’identità e approfondita l’identità sociale. La nostra identità è basata su pluri-appartenenze a vari gruppi e categorie sociali. Tutti noi rivestiamo più ruoli, di conseguenza abbiamo una identità multipla. L’identità è contestuale e relazionale, cioè essa può variare in base al contesto, al ruolo che si intende assumere in tale contesto ed alla posizione che si gioca all’interno della rete di relazioni.  Ogni persona che incontriamo nella nostra vita, appartiene a diversi gruppi sociali e queste appartenenze vengono rimescolate e moltiplicate da fenomeni, come ad esempio la migrazione e la globalizzazione, che causano l’intersecazione di gruppi e categorie che non avrebbero avuto, altrimenti, nessun tipo di contatto.

A questo punto è lecito chiedersi: “Quali sono le conseguenze di una identità sociale caratterizzata da un grado più o meno elevato di complessità?”

Da vari studi sembra che un certo grado di complessità giochi un ruolo positivo per l’identità sociale, infatti l’aumentare della stessa comporta un aumento della tolleranza e degli atteggiamenti positivi nei confronti degli individui facenti parte dell’outgroup. Gli studi e le teorie sulle appartenenze sociali multiple mostrano il bisogno di comprendere i processi in atto in una società sempre più complessa come quella in cui viviamo, al fine di programmare interventi utili a favorire e migliorare la convivenza tra gruppi sociali.  Uno dei fenomeni di maggior spicco che sta interessando l’Italia, come ogni altro Paese, è il fenomeno migratorio che  via via va allargandosi sempre più, comportando svariate conseguenze sul piano psicologico, sul nuovo inserimento in una società diversa da quella di origine, sul confronto con nuove persone, sulla socializzazione, sulla costruzione di una nuova identità. Nella mediazione di questi cambiamenti, un ruolo importante è ricoperto dalla famiglia, da sempre considerata il nido di riparo, che grazie al suo sostegno riesce a mediare le pratiche tradizionali con i nuovi stili di vita.

racismo2La famiglia gioca un ruolo fondamentale nella ridefinizione di confini psicologici e nella formazione di nuove identità, accompagna nel processo di inclusione sociale fornendo sostegno e risorse affettive, sebbene possa essere anche un luogo di conflitti e negoziazione tra pratiche tradizionali e nuovi stili di vita. (G.G. Valtolina, A. Marazzi, Milano 2006).

Le famiglie immigrate si trovano, comunque, a dover affrontare un compito più impegnativo e difficoltoso rispetto ai compiti a cui assolve una normale famiglia. Infatti le famiglie immigrate, oltre ad avere il compito di tramandare la propria cultura e le proprie radici storiche, hanno l’importante compito di informare i proprio figli sul fatto che costituiscono un gruppo minoritario nel nuovo paese, comportando, ciò, fenomeni di discriminazione e, dunque, si presenta la necessità di avere comunità più tolleranti e più inclusive nei confronti di civiltà diverse. Da diversi anni, ormai, si sente parlare di            “immigrati di seconda generazione”: con questa espressione si intendono i figli di stranieri, nati in Italia o giunti nel nostro paese nei primi anni di vita. Si tratta di una nuova tipologia di persone che matura aspettative sia da parte della famiglia che dalla società nella quale vivono, modi di vita, competenze e valori simili a quelli della popolazione autoctona, presentando tuttavia specificità e problematiche.

Non è propriamente corretto definire gli immigrati di seconda generazione come stranieri. Questi bambini, rispetto ai bambini italiani, fanno le stesse cose, sono anch’essi bambini che frequentano la scuola, parlano la stessa lingua, giocano e si divertono insieme, eppure  sono maggiormente esposti a situazioni di rischio e difficoltà psicologiche, sociali, relazionali e di carattere politico.

Essi, infatti, molto spesso incontrano disagi nei processi di costruzione identitaria, costretta ad una ridefinizione, fallimenti scolastici; marginalità, anche occupazionale; atteggiamenti di discriminazione su base etnica da parte della popolazione autoctona e tra gruppi diversi di origine immigrata; assenza di spazi personali (Ambrosini & Molina, 2004).

Parlare dell’identità dei bambini e degli adolescenti di origine straniera significa mettere al centro il tema della loro collocazione tra due mondi: quello di origine e quello di accoglienza. Nel momento in cui un individuo, nato in un determinato ambiente, emigra in un altro Paese diverso per lingua, cultura, religione, stile di vita, mette in atto delle strategie identitarie per far fronte alle richieste del nuovo ambiente e per meglio adattarsi, nel tentativo di farsi accettare, riconoscere e valorizzare. Nell’adolescente, figlio di genitori immigrati o anch’esso immigrato, la costruzione dell’identità è un viaggio tra perdite e ritrovamento che nasce e si consolida grazie alla possibilità di riconoscersi in un gruppo e di costruire una propria identità contenente aspetti della cultura passata e aspetti della nuova cultura.

consulta-cultureAvere identità multiple costituisce una risorsa importante: oltre ad attivare processi empatici e capacità di assumere prospettive multiple,  i ragazzi con identità multiple presentano maggiore flessibilità e più facile accesso ad una molteplicità e varietà  di diversi sè.  Tanta è la paura di questi ragazzi e ragazze di subire rifiuti e atteggiamenti razzistici e discriminatori, tutte  situazioni che generano malessere e che possono sfociare in ostilità e conflitto. 

Diventare grandi, costruirsi un’identità in un contesto che non è quello di origine, in un ambiente dove si realizza l’incontro e il confronto tra due culture a volte in contrapposizione, significa vivere tale processo in mancanza di forti modelli di identificazione, in quanto il modello familiare può risultare a volte debole poiché rappresenta valori e tradizioni diversi da quelli della cultura maggioritaria. Spesso il minore immigrato o di origine immigrata svaluta le figure genitoriali e la propria origine. D’altra parte però anche la cultura maggioritaria, che certamente attrae il ragazzo, non è in grado di colmare il bisogno di identificazione e di certezze poiché cultura ostile o semplicemente poco conosciuta. Ciò che poi rende particolare tale fase di crescita per i minori immigrati è vivere in coincidenza la “crisi” adolescenziale e il processo di elaborazione dell’esperienza migratoria o l’appartenenza a due mondi. Certo è che sul benessere di questi bambini incide anche il grado di ospitalità proprio dell’ambiente di inserimento. I bambini stranieri riusciranno infatti a valorizzare la loro appartenenza solo e se questa verrà riconosciuta e non limitata o sminuita.

Nella promozione dell’integrazione di culture diverse un ruolo importante è svolto dalle scuole, da sempre considerate come luogo di sviluppo culturale, capace al contempo di creare uno spazio comune dove dar vita alla comunicazione, al confronto, luogo di crescita e di coesione. Una scuola non accogliente o semplicemente non preparata ad accogliere alunni stranieri può causare un allontanamento e un abbandono di questi ultimi creando spazi di marginalità ed esclusione sociale. 

E’ fondamentale garantire le pari opportunità, promuovere la protezione, l’interesse superiore e l’accoglienza, perchè il minore straniero non accompagnato è prima di tutto minore, ma solo e straniero. Accogliere questi minori vuol dire farsi carico delle loro esigenze, assicurarsi che vengano sviluppate le condizioni adatte perchè il minore possa trovare buone prospettive di vita, dedicargli degli spazi dove trovare espressione dei suoi bisogni, salvaguardare i suoi diritti, coinvolgerlo attivamente alla vita, fornire un luogo caldo e sicuro, un luogo che eviti la solitudine del minore straniero, farlo sentire a casa. Sviluppi recenti hanno potuto mettere in evidenza che  i ” nuovi italiani” grazie all’evoluzione della tecnologia, hanno avuto modo di sviluppare una rete comunicativa chiamata “Rete G2”. I sostenitori di questa rete sono fermamente convinti che gli immigrati di seconda generazione rappresentano un’importante risorsa. Questa innovativa rete si propone tra i tanti obiettivi, anche quello di consentire a tutti di sapere quali siano le reali condizioni di questi giovani immigrati, suggerendo una modifica della legge sulla cittadinanza al fine di evitare questa continua separazione tra minori figli di immigrati e minori figli di italiani. Questa rete costituisce un’importante risorsa in grado di favorire  l’incontro e lo scambio tra giovani stranieri e italiani; azioni che sostengano la ricerca e la produzione culturale dei giovani con culture diverse, azioni che prevedano l’incontro ed il dialogo tra immigrati di prima e seconda generazione e la società italiana.

Dott.ssa Teresa Marrone

Foto prese dal web

Bibliografia

Ambrosini M., Molina S. (a cura di), Seconde generazioni. Un’introduzione al futuro
dell’immigrazione in Italia., Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 2004.

G.G. Valtolina, A. Marazzi (a cura di), Appartenenze multiple. L’esperienza dell’immigrazione nelle nuove generazioni., Franco Angeli, Milano, 2006.

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