Attaccamento infantile e scelta del partner

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Sin dalla nascita, noi sviluppiamo e creiamo legami di attaccamento che rappresentano i nostri porti sicuri. La coppia genitoriale è la prima e fondamentale figura di riferimento, che ci guiderà verso la conoscenza e il raggiungimento dell’autonomia. Tanto più l’ancoraggio sarà solido, rassicurante e costante, tanto più ci si sentirà al sicuro e protetti, liberi di aprirsi all’esplorazione e alla conoscenza, “pronti ad allontanarci dal “porto” per avanzare in mare aperto, senza utilizzare boe di salvataggio. Al contrario, più la base è instabile, più saremo portati a utilizzare boe artificiali.” (Poudat, 2006)

Nel processo di attaccamento, il bambino crea modelli operativi interni, registrando in memoria non solo le relazioni ma anche la sfera emotiva che accompagna queste durante la crescita, modificandosi nel corso di legami futuri ma mantenendo sempre lo stampo dato dalla relazione con le figure importanti. Capire che un modello di attaccamento è disfunzionale o patologico è molto difficile, perchè comporta la revisione e la modifica di pilastri che hanno accompagnato l’individuo sin dalla tenera età, dandogli la possibilità di conoscere un determinato modo di relazionarsi, considerandolo adattivo.

L’attaccamento infantile ha da sempre destato particolare interesse tanto da spingere diverse branche della psicologia e non solo ad approfondire l’argomento. Uno dei maggiori sviluppi nell’ambito dell’attaccamento infantile è stato offerto dallo psicoanalista britanico John Bowlby, la cui teoria è stata in seguito ampliata da una sua allieva, la psicologa canadese Mary Ainsworth.

Gli stili di attaccamento

Secondo Bowlby  l’attaccamento è un bisogno innato e fondamentale legato alla ricerca di sicurezza e benessere, e la sua assenza provoca importanti conseguenze sullo sviluppo del sistema affettivo e cognitivo. Bowlby (1989) ha individuato tre principali stili di attaccamento nella diade madre-bambino:

  • STILE SICURO:  il bambino si sente libero di andare alla ricerca di quello che ancora non conosce, di esplorare in tranquillità l’ambiente perchè vede la madre come un porto sicuro, dal quale può allontanarsi e fare ritorno. La madre si mostra apprensiva e capace di rispondere ai bisogni del piccolo, dando sollievo ai suoi malesseri, evitando di anticipare i bisogni ma aspettando che questi si sviluppino.
  • STILE INSICURO/EVITANTE: il bambino è scettico e non si fida della figura di riferimento, al punto da reputarla inefficace e inefficiente nella realizzazione dei suoi bisogni. Sviluppa insicurezza e sfiducia dei confronti degli altri, sente di non essere amato e incrementa la tendenza all’evitamento. La madre non è in grado di rispondere in maniera tempestiva ai bisogni del bambino, si occupa solo del soddisfacimento dei bisogni primari trascurando quelli emotivi, creandogli mancanze che si trasformano in paura di essere abbandonato.
  • STILE ANSIOSO/AMBIVALENTE: Questo stile di attaccamento si presenta come discontinuo e instabile. La madre alterna periodi in cui è positivamente presente a periodi in cui è perennemente assente, alternando le fasi in maniera brusca. In questo modo il bambino non riesce a sviluppare il giusto grado di sicurezza e attaccamento, ma al contrario svilupperà insicurezza nell’esplorazione dove predominerà  l’ ansia di abbandono.

Ad esclusione dello stile di attaccamento sicuro, negli altri predominano due dimensioni: l’ansia di abbandono, di essere respinti e non apprezzati e l’evitamento, l’essere più o meno coinvolti nella relazione e mantenere una certa distanza emotiva per non farsi coinvolgere eccessivamente.

Crescendo i legami di attaccamento subiranno qualche modifica, nel senso che non dipenderanno esclusivamente dalla vicinanza fisica con la madre, ma anche e soprattutto da sentimenti quali fiducia, sicurezza, autostima, che il bambino avrà interiorizzato nella relazione con l’altro. 

Mary Ainsworth, sulla scia di Bowlby, nel 1969 mise a punto una speciale tecnica di osservazione chiamata Strange Situation per studiare l’interazione tra i sistemi di attaccamento e di esplorazione del territorio in situazioni di stress. Individuò i seguenti stili di attaccamento: SICURO, INSICURO-EVITANTE, INSICURO- AMBIVALENTE che corrispondono rispettivamente all’attaccamento Sicuro, insicuro-evitante e ansioso – ambivalente individuati da Bowlby. In tutti e tre gli stili di attaccamento esplorati, non si evidenziano comportamenti patologici e il bambino dimostra di organizzare il suo comportamento adattandolo al contesto familiare, ma è comunque innegabile che lo stile di attaccamento sicuro sia quello più funzionale nello sviluppo del bambino, favorendo la nascita di un equilibrio e adattamento, che lo accompagneranno nell’esplorazione e nel raggiungimento dell’autonomia. A questi tre stili di attaccamento, successivamente è stato aggiunto un altro, ritenuto patologico: l’ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO/DISORIENTATO. Questo modello è stato individuato nello specifico da Mary Main e Juduth Solomon intorno al 1980 per individuare uno stile di attaccamento carente e mancante di strategie di comportamento. Si ha l’assenza di un pattern d’attaccamento che sia orientato ad un fine, presentando comportamenti contraddittori e non finalizzati come essere immobili, coprirsi gli occhi alla vista della figura della madre, rigidità e iperallerta.

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Quello che il genitore apprenderà nell’ infanzia, lo riproporrà nel legame con i propri figli. Lo stile di attaccamento, però, influenza anche la scelta del partner e i futuri legami affettivi in generale. 

Riprendendo quanto illustrato da Pierrehumbert e Miljkovitch in una tabella sulla relazione esistente tra attaccamento infantile, atteggiamento in età adulta e scelta del partner, Cesare Guerreschi (2011) afferma che in base al modello di attaccamento sperimentato, la persona sarà portata a scegliere un certo tipo di partner e, di conseguenza, una certa relazione sentimentale. In base a ciò ne consegue che:

  • Una persona con ATTACCAMENTO SICURO, non mostrando particolare timore ad affrontare l’abbandono e non manifestando dipendenza dagli altri, sarà in grado di costruire una relazione stabile, con un partner sicuro e autonomo. Accetta il passato, positivo o negativo ed ha fiducia in sè e negli altri. 
  • Una persona con ATTACCAMENTO EVITANTE, avendo difficoltà nel dare fiducia al prossimo, tenderà a cambiare spesso partner per evitare il coinvolgimento eccessivo nella storia. Si mostra quasi indifferente alle esperienze relazionali ed ha fiducia in sé, ma non negli altri. La paura e il timore di essere invaso eccessivamente lo porteranno a scegliere un partner evitante.
  • La persona con ATTACCAMENTO AMBIVALENTE, infine, manifesta forte paura nei confronti di un possibile abbandono, non nutre abbastanza fiducia in se stessa e teme di  non essere amata abbastanza. La risposta a ciò si concretizzerà in una fusione totale con il partner, evitando in tutti i modi la separazione, con il rischio che l’altro fugga  di fronte ad un coinvolgimento morboso.

E’ bene ribadire, però, che non sempre si va alla ricerca di un partner dal cui legame possa nascere una relazione simile a quella genitoriale. Questo è quello che succede nella maggior parte dei casi, ma può anche succedere che, al contrario, si sviluppi la tendenza a trovare un compagno o una compagna con cui costruire una relazione opposta a quella genitoriale. In altri casi, ancora, si costruirà un legame in cui si avrà la coesistenza di entrambe le tendenze, in questo caso la relazione della coppia per alcuni versi ricorderà il modello genitoriale, per altri richiamerà uno tendenzialmente opposto. 

Concludendo, gli schemi cognitivi sperimentati durante l’infanzia influenzano la costruzione dei legami in età adulta, ricercando relazioni che vadano a confermare ciò che è stato sperimentato, che si conosce e di cui si ha una determinata aspettativa. Confermando lo schema mentale, per esempio, una persona che non si fida del prossimo ed è convinta di non poter meritare amore, tenderà a scegliere un partner in grado di soddisfare tale aspettativa, una persona di cui non si può fidare e che non manifesta sentimenti di amore. Però, può anche succedere di uscire dagli schemi e trarre beneficio: questo è quello che accade quando, ad esempio, una persona con attaccamento sicuro incontra un partner con attaccamento insicuro. In questo binomio all’apparenza instabile e conflittuale, lo stile sicuro può offrire nuovi modi di concepire e vivere la relazione, stabilità e certezza, cercando di contenere l’ansia di abbandono o di evitamento dello stile insicuro.  

Il viaggio verso la conoscenza profonda di se stessi non è semplice, ma è importante prendere consapevolezza, anche attraverso l’utilizzo di un esperto, di come funzioniamo, cosa ci spinge verso certe scelte piuttosto che altre, conoscere e comprendere i processi di cui non si è consapevoli e darsi la possibilità di guardare gli eventi con nuove lenti.

Dott.ssa Teresa Marrone

 

BIBLIOGRAFIA

Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Guerreschi, C. (2011). La dipendenza affettiva. Ma si può morire d’amore? Milano: Franco Angeli Edizioni.

Poudat, F.X. (2006). La dipendenza amorosa. Quando l’amore e il sesso diventano una droga. Roma: Castelvecchi editore.

 

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