“Quando il piacere arriva troppo velocemente”: dalla diagnosi alla cura dell’Eiaculazione Precoce

Secondo le Società Scientifiche Internazionali (European Association of Urology, International Society for Sexual Medicine, American Urological Association), l’eiaculazione precoce (EP) è la disfunzione sessuale più diffusa nell’uomo: infatti colpisce il 20% – 30% degli uomini adulti tra i 18 e 70 anni di età. Una condizione medica spesso trascurata (o taciuta) e, dunque, non diagnosticata, sebbene sia causa di frustrazione in entrambi i partner e abbia un forte impatto negativo sulla relazione di coppia (Gentile, 2009).

Ma che cos’è esattamente? Quali sono gli aspetti diagnostici?

Le succitate Società Scientifiche Internazionali ritengono che gli elementi chiave che portano ad una diagnosi di questo tipo sono:

  • eiaculazione persistente o ricorrente con minima stimolazione sessuale che avviene prima o poco dopo la penetrazione e, in ogni caso, prima che l’uomo lo desideri;
  • incapacità di ritardare l’eiaculazione (mancanza del controllo) ad ogni episodio o in quasi tutti gli episodi di penetrazione vaginale;
  • impatto negativo sulla persona, caratterizzato da disagio, fastidio, frustrazione e/o una propensione all’evitare l’intimità sessuale (Società Italiana di Urologia).

Il DSM 5 (2013) ha integrato i criteri diagnostici per l’EP, ponendo attenzione anche alla persistenza e alla durata dei sintomi, ovvero per una corretta diagnosi è necessario che i sintomi debbano essere presenti come minimo per circa 6 mesi e devono essere provati in tutte o quasi tutte (circa 75-100%) le occasioni di attività sessuale; ed inoltre devono causare nell’individuo un disagio clinicamente significativo.

Questa definizione viene applicata esclusivamente a rapporti sessuali caratterizzati da penetrazione vaginale; al contrario, in mancanza di sufficienti dati di letteratura, i tre criteri sopracitati non possono essere applicati a forme di eiaculazione precoce che si manifestino nel contesto di altre attività sessuali o di rapporti omosessuali (Società Italiana di Urologia).

Esistono diverse forme di eiaculazione precoce, specificamente si fa riferimento ad una classificazione che distingue l’EP in:

  • EP primaria: quando è presente sin dalle prime esperienze sessuali e non si è mai modificata;
  • EP secondaria: quando compare improvvisamente dopo un periodo che la persona descrive accettabile dal punto di vista del controllo eiaculatorio;
  • EP ante portam: quando il sintomo si manifesta ancor prima della penetrazione;
  • EP intra-vaginale: quando si manifesta esclusivamente durante la penetrazione;
  • EP assoluta: quando il sintomo si manifesta sempre a prescindere dal partner;
  • EP relativa o situazionale: quando il sintomo si manifesta solamente con un determinato partner.

Inoltre l’EP viene classificata anche a seconda del grado di severità:

  • Grado severo (eiaculazione anteportam) prima della penetrazione o ≤15 sec;
  • Grado moderato ≤ 1 minuto dopo la penetrazione;
  • Grado lieve ≤ 2 minuti dopo la penetrazione.

time.630x360In particolar modo viene considerato lo IELT (tempo di latenza eiaculatoria intravaginale) che rappresenta un indicatore del lasso di tempo che intercorre tra l’inizio della penetrazione e l’inizio del fenomeno eiaculatorio.

Dagli studi in materia emerge che la durata media del tempo di eiaculazione è pari a 5.4 minuti con un range che varia dai 0.55 minuti ai 44.1 minuti. Bisogna puntualizzare inoltre che la semplice misurazione del tempo di eiaculazione senza considerare il punto di vista del paziente non deve costituire un criterio assoluto per definire l’eiaculazione precoce. Questo ampio range, inoltre, consente di non considerare sofferente quel paziente che, pur eiaculando in tempi brevi, non vive in modo patologico questo aspetto. Da ciò ne consegue come il vissuto patologico del paziente unitamente ad una valutazione quanto più oggettiva del sintomo siano imprescindibilmente il punto di partenza per un corretto inquadramento diagnostico e terapeutico (Società Italiana di Urologia).

Quali sono le cause d’insorgenza?

Da un punto di vista clinico i fattori eziopatogenetici che determinano l’insorgenza dell’EP possono essere distinti su due piani: organico (medico – biologico) e psicologico (emotivo – relazionale).

Specificamente, tra i fattori organici rientrano:

  • Ipersensibilità del glande, ovvero eccessiva sensibilità cutanea tale da determinare l’insorgenza precoce del riflesso eiaculatorio;
  • Malattie urologiche (prostatiti, fimosi, frenulo corto, varicocele)
  • Alterati meccanismi ormonali (ipotestosteronemia);
  • Alterazioni neurologiche;
  • Alterazioni vascolari;
  • Malattie endocrine (ipogonadismi e ipotiroidismi)
  • Cause Iatrogene (anfetamine)
  • Cause Voluttuarie (droghe es. cocaina)

Tra i fattori psicologici, troviamo:

  • Fattori legati alla storia sessuale dell’individuo (quali l’educazione sessuale ricevuta ed eventuali abusi sessuali subiti),
  • Fattori individuali (aspetto fisico, deflessione del tono dell’umore, o franca depressione, alessitimia);
  • Ansia da prestazione (stato ansioso superficiale legato al desiderio di dimostrare la propria potenzialità sessuale; mancato utilizzo di metodi contraccettivi; paura dei fallimenti) che attraverso un’ipereccitazione determinerebbe una riduzione del controllo delle sensazioni pre-eiaculatorie;
  • Senso di colpa (attività sessuale prematrimoniale, attività sessuale extra coniugale);
  • Paura (gravidanza non programmata, timore di malattie sessualmente trasmissibili);
  • Fattori legati alle capacità relazionali dell’individuo stesso.

 

eiaculazione-precoce-problema_1437396263È difficile stimare il peso che fattori organici e psicologici possono avere sullo sviluppo di questo disagio, molto spesso i fattori sono compresenti, anche se l’esperienza clinica dimostra che nella maggior parte dei casi, è l’aspetto psicologico a determinare l’insorgenza del disagio per l’uomo, ossia spesso i vissuti destrutturanti interferiscono potentemente con la salute sessuale.

Quattrini (2017) riporta che da un punto di vista scientifico, eiaculazione ed orgasmo rappresentano il risultato di una complessa interazione psiconeuroendocrina che definiscono la fase finale della risposta sessuale nell’uomo. L’orgasmo è la rappresentazione massima del piacere: un’esplosione di energia creativa, che rappresenta nell’individuo la possibilità di abbandonare se stesso a forti sensazioni di benessere. Il piacere si rivela ogni volta in maniera differente, poiché non è solo appagamento fisico ma anche emotivo – affettivo collegato alle dinamiche relazionali; al rapporto vissuto con la/il partner; il momento in cui è sperimentata la sessualità; l’ambiente in cui si trovano; lo stato d’animo del momento. Purtroppo però, la maggior parte degli uomini sono convinti che l’orgasmo rappresenti un gesto altruistico, ed è molto in voga l’idea di dover raggiungere il piacere erotico in simultanea con la/il partner. Quattrini (2017) ribadisce che nella sessualità gli individui devono concedersi la possibilità di godere egoisticamente del proprio piacere, permettendo al/la partner di sperimentare la stessa identica sensazione, in particolar modo avere delle attenzioni per il piacere del partner (altruismo erotico) non deve interrompere o allontanare la massima espressione del piacere personale e la possibilità di sperimentare le esperienze orgasmiche (sano egoismo erotico).

Da qui deriva il fatto che l’EP, in assenza di fattori eziopatogenetici di tipo organico,  rappresenta piuttosto un disagio di tipo sociale derivante da aspettative irrealistiche dell’uomo circa la durata della partner e dei suoi tempi per ottenere il piacere, dunque il problema nasce quando il piacere maschile non è in linea con il piacere della partner, il che ricade in clichè sociali stereotipati e pregni di disinformazione. Sarebbe necessario quindi informare ed educare correttamente gli uomini sul fatto che le donne hanno bisogno di attenzioni e stimolazioni molto più complesse rispetto ai maschi, ma quando l’uomo riesce a trovare il canale necessario all’eccitazione femminile, allora i tempi possono rivelare delle sorprese, la donna attiva energicamente l’esperienza orgasmica anche dopo pochi minuti! (Quattrini F., 2017).

A chi rivolgersi per la cura dell’EP?

1a1a1af2-84ff-4d50-90d9-6f98dc81c5caRisulta chiaro che la valutazione clinica del paziente con eiaculazione precoce necessita di una stretta interazione tra medico di medicina generale, andrologo, urologo, endocrinologo e lo psicosessuologo. Un corretto approccio diagnostico prevede un’accurata valutazione clinica (medica, sessuale e psicosociale) ed un attento esame obiettivo, cui devono associarsi specifici esami di laboratorio e strumentali.

Dopo la raccolta anamnestica, lo specialista deve procedere con l’esame obiettivo del paziente, focalizzandosi in particolare su un’ispezione dei genitali esterni (presenza di un frenulo breve, secrezioni dal meato uretrale esterno, ipersensibilità del glande) e dei caratteri sessuali secondari. Può risultare utile eseguire l’esplorazione rettale con la finalità di evidenziare un quadro di sospetta prostatite che risulta essere un importante fattore predisponente l’insorgenza di eiaculazione precoce.

L’approccio migliore per la presa in carico del paziente con EP è quello di tipo biopsicosociale integrato in cui gli specialisti che entrano in gioco collaborano in équipe, allo scopo di personalizzare il trattamento più efficace a seconda dell’incidenza dei fattori di rischio che hanno condotto la persona a manifestare tale disagio.

Specificamente, dopo lo screening iniziale, a seconda della prevalenza di fattori organici o psicogeni, il trattamento della EP seguirà strade diverse, ovvero gli specialisti converranno sul fatto che la farmacologia può aiutare ma non risolvere il disagio, poiché aggira temporaneamente il problema ma non ne costituisce la sua risoluzione.

SEXPertanto bisogna integrare ad un approccio medico – farmacologico anche un intervento psicosessuologico mirato volto ad approfondire i fattori cognitivi, emotivi e relazionali che determinano il problema sessuale e orientarne quindi la risoluzione attraverso il counselling sessuologico o la terapia sessuale individuale o di coppia.

Da un punto di vista psicosessuologico, come si risolve l’EP?

Lo psicosessuologo adotta un approccio non giudicante caratterizzato da accoglienza ed ascolto attivo ed empatico nei confronti del paziente, al fine di guidare quest’ultimo verso il raggiungimento del benessere psicosessuale individuale e di coppia. Specificamente, lo psicosessuologo conduce il percorso sessuologico col paziente seguendo un approccio di tipo mansionale integrato (breve e strategico) con l’obiettivo di educare il paziente alla sessualità trasmettendo corrette informazioni di tipo medico – scientifico, allo scopo di sradicare false credenze stereotipate che pregiudicano il corretto funzionamento sessuale dell’individuo. Inoltre lo psicosessuologo guida il paziente verso l’acquisizione della consapevolezza e dell’ascolto delle emozioni e delle sensazioni sia proprie che del partner, con la finalità di migliorare l’aspetto relazionale emotivo ed affettivo necessario per una buona armonia di coppia.

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Dott.ssa Consiglia – Liliana Zagaria

Bibliografia

Gentile, V. (2009, Ottobre). Il piacere che arriva troppo velocemente. Io Uomo. Rivista di informazione, educazione e prevenzione andrologica(2), 1.

Kaplan, H. (1995). Nuove Terapie Sessuali. Milano: Bompiani.

Leiblum, S., & Rosen, R. (2004). Principi e pratica di terapia sessuale. Roma: CIC Edizioni Internazionali.

Quattrini F. (2017). Il piacere maschile. Firenze: Giunti.

Società Italiana di Urologia. (s.d.). Eiaculazione precoce: raccomandazioni della Società Italiana di Urologia (SIU) per la gestione del paziente nella pratica clinica. Tratto da http://www.siu.it.

 

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