Complessità del ruolo genitoriale per madri single: un percorso ad ostacoli

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“Fare la mamma è un arte. E in quest’arte non serve un padre”                   (J. Foster)

 

La volontà di procreazione nasce dalla condivisione del desiderio dei partner di accogliere insieme una nuova vita e di unirsi in maniera profonda per permettere un’evoluzione della loro vita e di quella di coppia.

Purtroppo, oggigiorno e sempre più frequentemente, la scelta di avere un figlio rappresenta un percorso decisionale unilaterale, non sempre condiviso da entrambi i partner. In situazioni di questo tipo, la relazione di coppia può attraversare un periodo difficile caratterizzato da una molteplicità di litigi alimentati da una serie di timori e preoccupazioni, quali: la perdita dei propri spazi, della propria libertà; l’aumento delle responsabilità nei confronti del bambino e il suo  sostentamento economico.

gravidanza-indesiderata-risarcimento-papà-350x320Diventare genitori è un’esperienza coinvolgente e stravolgente allo stesso tempo, specialmente nei casi in cui la gravidanza non è programmata, quest’ultima rappresenta un fulmine a ciel sereno per tutti quegli adulti che non sono in grado di riuscire ad affrontare un cambiamento così importante nel ciclo di vita come quello di transizione alla genitorialità. Nella pratica clinica non è infrequente incontrare casi in cui le relazioni di coppia cessano dinnanzi alla scoperta della gravidanza, durante la sua evoluzione o immediatamente dopo la nascita del bambino.

A questo punto una domanda nasce spontanea: “Cosa succede nel momento in cui una donna si ritrova a gestire una gravidanza o una maternità da sola?”

depressione-gravidanza-696x392Una rassegna della letteratura (Baranowska-Rataj et al., 2014) riporta che in questo momento di disperazione mista a depressione, gli aspetti negativi che caratterizzano i vissuti emotivi delle donne derivano dal senso di solitudine, abbandono ed isolamento dopo il concepimento da parte del partner nonché padre del bambino, ma anche da incertezze dovute all’organizzazione delle risorse economiche e finanziare per sostenere le esigenze del nascituro. Le ricerche sottolineano che nel momento immediatamente successivo alla chiusura di una relazione, la maggior parte delle donne vive uno stato di malessere psicologico, cognitivo ed emotivo alimentato da ansia ed angoscia che a sua volta genera una serie di pensieri disfunzionali e distorsioni cognitive, tra i più ricorrenti figurano i seguenti: “Sarò in grado di crescere e prendermi cura di mio figlio da sola? Riuscirò a garantirgli un adeguato sostentamento economico? Potrò renderlo felice?”

imagesPer far fronte a questo momentaneo sconforto iniziale, caratterizzato da senso di inadeguatezza, sfiducia e autostima carente nella neomamma, queste donne necessitano sia di un adeguato sostegno psicologico, teso a valorizzare le loro risorse e capacità e quindi arginare il senso di fallimento originariamente percepito, sia di un supporto sociale di tipo familiare o amicale che le motivi ulteriormente ad investire tutte le energie nella genitorialità, affinché il nascituro possa beneficiare di un clima materno accogliente dopo la sua venuta al mondo. iStock-520620964-e1484651124893-730x411Inoltre, anche la partecipazione a gruppi di autoaiuto sembra avere un ruolo importante nel determinare la presa di consapevolezza da parte delle neomadri per il nuovo ruolo che stanno rivestendo, ma soprattutto queste percepiscono di non essere le sole al mondo a ritrovarsi in questa condizione.

A tal proposito in letteratura (Baranowska-Rataj et al., 2014) viene dimostrato che le mamme single allevano i figli tra mille equilibrismi e difficoltà, affrontando le loro sfide quotidiane con problemi finanziari, la mancanza del sostegno e della presenza di un compagno, oltre a convivere con lo stigma sociale che deriva dal pregiudizio che ancora oggi grava sulla condizione di mamma single. mamme-single-over-40Malgrado le difficoltà economiche e i problemi di ordine pratico, le madri single riportano che i bambini rappresentano il centro assoluto del loro universo, nonché l’aspetto più gratificante e prezioso della loro vita. In molti casi è stato proprio l’arrivo del bambino e di tutte le responsabilità e le priorità che questo evento ha comportato nella vita delle mamme ad averle spinte a mettere la parola fine a relazioni sbagliate ed infelici, come se l’arrivo del bambino desse improvvisamente alla donna gli strumenti, la consapevolezza, il coraggio per fare ciò che non erano state in grado di fare prima della gravidanza.

Bibliografia

Baranowska-Rataj, A., Matysiak, A., Mynarska, M. (2014). Does Lone Motherhood Decrease Women’s Happiness? Evidence from Qualitative and Quantitative Research.  Journal of Happiness Studies, 15, 1457 – 1477.

 

Dott.ssa Consiglia – Liliana Zagaria

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Trauma materno irrisolto e trasmissione intergenerazionale

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Da decenni la psicologia prenatale e la psicologia dello sviluppo evidenziano l’importanza della relazione tra la madre e il bambino fin dai primi istanti di vita uterina, quando già si gettano le basi del rapporto di simbiosi della diade, dalla quale dipende lo sviluppo psichico e fisico del nascituro. Sentimenti positivi durante la gravidanza, la mentalizzazione di sé stesse come madri, l’immaginazione del proprio bambino, sono tutti fattori che contribuiscono al futuro attaccamento positivo sia della madre con il proprio bambino che viceversa. Stati di ansia e angoscia della madre invece, si sono rivelati correlati ad attaccamenti disorganizzati e a comportamenti ansiosi dei bambini nei primi anni di vita. Vi abbiamo parlato della teoria dell’attaccamento qui . La serenità della madre dunque si rivela fondamentale per lo sviluppo di un attaccamento sicuro. Cosa accade allora in quelle madri vittime di abusi di vario grado, che nel corso della vita hanno sviluppato una sindrome da stress post traumatico? Traumi irrisolti del passato e/o i traumi vissuti durante il delicato periodo della gravidanza, possono influenzare la mentalizzazione materna del proprio bambino e del proprio ruolo di madre? In che modo questi stati traumatizzanti possono influire sull’attaccamento madre-bambino?

La letteratura ha ampiamente studiato la profonda influenza del rischio depressivo sul comportamento materno, in grado di limitarne l’espressione emozionale, la qualità degli scambi relazionali e i processi di mutua regolazione affettiva (Tronick e Weinberg, 1997) e molti sono gli studi presenti in letteratura su quali siano i traumi infantili ed in che modo i traumi dei genitori siano trasmessi ai figli, e quali conseguenze suscitino sullo sviluppo le falle dell’attaccamento con le figure di cura. Minore attenzione è stata data al trauma materno durante la gestazione. Tuttavia trauma, dissociazione, modelli operativi interni ed attaccamento, sono concetti strettamente interconnessi.

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Un trauma irrisolto della madre può interferire con le sue abilità di rispondere alle esigenze del suo bambino, oltre che influenzare lo sviluppo dell’attaccamento di esso e contribuire alla potenziale trasmissione intergenerazionale del trauma. Da un recente studio è emerso che la riorganizzazione del trauma permette agli individui di comprendere e rielaborare le esperienze presenti e passate e muoversi verso un attaccamento sicuro. La riorganizzazione crea un equilibrio mentale riflessivo e valutativo, incorpora nuove informazioni per aggiungere nuove comprensioni della situazione e considerare altre prospettive, raggiungendo così anche una relazione cooperativa con l’interlocutore per attribuire un significato alla propria esperienza. In una ricerca americana i ricercatori hanno rilevato che le madri che durante l’infanzia avevano subito la perdita di un caregiver mostravano poi un attaccamento disorganizzato. Inoltre queste madri con traumi irrisolti o perdite infantili, tendevano ad avere anch’esse figli con attaccamento insicuro, in misura maggiore rispetto a madri che avevano un trauma irrisolto ma avevano sviluppato un attaccamento sicuro, a dimostrazione dell’ipotesi che l’attaccamento insicuro possa divenire intergenerazionale.

I bambini di madri traumatizzate appaiono avere anche difficoltà nel cercare conforto in condizioni di stress e dimostrano sovente un comportamento allarmato e spaventato in presenza della loro madre traumatizzata. Esplorando la relazione tra una storia di trauma e la sintomatologia di madri in attesa, con il successivo sviluppo dell’attaccamento, gli studiosi hanno trovato che il trauma interpersonale ha effetti negativi sull’attaccamento prenatale, tale che questa interferenza nella relazione madre-bambino è associata con la percezione materna che il feto sia come una “lama” nel proprio corpo. Un trauma irrisolto o una perdita, possono interferire con le aspettative materne e le percezioni del bambino, così come sulle sue abilità e capacità reattive, quindi possono compromettere lo sviluppo di un attaccamento sicuro nel suo bambino.

ansa.it
fonte: ansa.it

A livello neurobiologico, recenti studi con risonanza magnetica hanno dimostrato l’impatto del trauma irrisolto sulle risposte del cervello quando la madre vede le immagini del viso triste del proprio bambino. In questo campione, le madri classificate come aventi un trauma irrisolto o una perdita, avevano una ridotta attivazione dell’amigdala, struttura neurale coinvolta nel processo emozionale che è suscettibile a cambiamenti funzionali e strutturali in risposta al trauma. Questa risposta è stata riscontrata solo quando queste madri hanno visto il volto in difficoltà del proprio bambino. Questo può riflettere il disimpegno di madri traumatizzate verso le difficoltà dei loro bambini e può contribuire alla trasmissione intergenerazionale del trauma.

Potrebbe sembrare quasi una banalità pensare che una madre che ha vissuto un trauma, che  non è stato “rielaborato” correttamente, possa poi riportare difficoltà nella propria esperienza genitoriale inficiando l’attaccamento con il figlio, ma dagli studi valutati ciò che emerge è che non è tanto il trauma in sè a causare queste conseguenze dannose, quanto la mancanza di un lavoro di riorganizzazione dello stesso trauma.

Dott.ssa Sara Longari

Bibliografia

Albasi C. Attaccamenti traumatici, De Agostini Scuola Spa- Novara 2006. UTET

Baldari L. Le prime interazioni madre-bambino; Alpes Italia .Roma -2011

Caroviglia G. Teoria della mente, attaccamento disorganizzato, psicopatologia. Carocci Editore. Roma -2005

De Zulueta F. -The treatment of psychological trauma from the perspective of attachment research. Journal of Family Therapy (2006) 28: 334–351

Ensink Karin, Lina Normandin, Mary Target, Peter Fonagy,Stephane Sabourin and Nicolas Berthelot.- “Mentalization in children and mothers in the context of trauma: An initial study of the validity of the Child Reflective Functioning Scale.”- British Journal of Developmental Psychology (2014)

Forcada-Guex M. , Ayala Borghini , Blaise Pierrehumbert , François Ansermet, Carole Muller-Nix.- “Prematurity, maternal posttraumatic stress and consequences on the mother–infant relationship.”. Hearly Human Develompment 87 (2011)

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